Regia di Wes Anderson vedi scheda film
La prima cosa da dire su questo The French Dispatch of the Liberty, Kansas Evening Sun è che ci troviamo di fronte alla quintessenza del cinema di Wes Anderson.
Tutti gli elementi, sia tecnici che stilistici che hanno caratterizzato le sue pellicole fino ad oggi vengono inglobate ed esasperate (nel senso buono del termine) all’interno di questa sua ultima fatica: il giocare con l’aspect ratio, le scelte sceniche, le simmetrie, sia scenografiche che nella costruzione delle inquadrature, colori, regia, il peculiare umorismo, fotografia e perfino l’animazione.
La regia quindi si avvale di uno studio minuzioso del posizionamento di ogni componente in scena, dai props agli attori e coadiuvato dal fidato DoP Robert Yoman Anderson va a creare per ogni singola inquadratura un mosaico perfetto nell’astratto mondo da lui concepito.
Tecnicamente il movimento della MdP più evidente sono le carrellate.Queste variano dalle più “statiche” a quelle più “dinamiche” utilizzando poi una peculiare frontale rispetto alla scena in corso. L’uso della "panoramica a schiaffo" è meno presente rispetto alle opere precedenti prediligendo più zoom-in e zoom-out.
Lo stesso Anderson definisce il suo film: "una lettera d'amore nei confronti dei giornalisti, ambientata nella sede di una rivista statunitense in una città francese del XX secolo”. Partendo da questo preconcetto costruisce un sceneggiatura (da un soggetto a 8 mani con Roman Coppola, Hugo Guinness e Jason Schwartzman) che narra quattro storie ambientate nella città fittizia di Ennui-sur-Blasé.Un film a episodi dove ognuno è riconducibile ad un proprio stile così come ogni scrittoregiornalista ha il suo.
E come filo conduttore tra tutto vi è la solitudine: fisica, mentale,sociale o artistica e dalla quale ogni protagonista,a modo suo, cerca di fuggire o in qualche modo di rifugiarsi.
Oltre a come già detto essere “una lettera d'amore nei confronti dei giornalisti” vi è anche un omaggio al cinema francese, dagli anni ’30 alla Nouvelle Vague.
Indubbio ormai che Anderson sia tra i cineasti più originali del suo tempo o meglio ad avere una cifra stilistica perfettamente definita e unica, ma questo di conseguenza porta, nonostante elementi oggettivi ottimi, ad una soggettiva polarizzazione del giudizio finale.
Personalmente in modo positivo.
Voto:8.5
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