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La fiera delle illusioni

Regia di Guillermo Del Toro vedi scheda film

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La recensione su La fiera delle illusioni

di Malpaso
9 stelle

Del Toro riduce alla forma essenziale il suo Cinema e realizza uno dei film più maturi della sua carriera.

La recensione che segue la trovate anche sul mio blog.

 

Scrivere e visualizzare mondi contaminati dagli spettri dell'horror e del fantastico, quasi a nascondere l'amore per un modo "letterario" di fare cinema, fedele a certe strutture prestabilite della tradizione gotica; quindi ribaltarle, farle portatrici di una poetica personale, capace di raccontare l'uomo e le conseguenze dei suoi impulsi. Guillermo Del Toro, lungo il corso della sua carriera, ha alternato progetti più impegnati (Il labirinto del fauno) ad esperimenti apparentemente scanzonati (Pacific Rim), senza però mai lasciare da parte una propria ricerca estetica e temi a lui cari come la seduzione del male e la follia dell'uomo, spesso sfogata contro le minoranze.

 

La fiera delle illusioni – Nightmare Alley non è un'opera che arriva per caso: giunto quasi alla soglia dei sessant'anni, per il regista messicano è arrivata l'ora di iniziare a tirare le fila di una carriera artistica che è stata capace di mettere d'accordo pubblico e critica, amalgamando profondità di scrittura e ricercatezza dell'immagine ad un dominio della narrazione pura e di genere. Con quest'ultimo film, Del Toro esalta, come mai prima d'ora, la sua visione cinica di un mondo incapace di empatia, nemmeno tra gli ultimi, i disperati. Un posto di imbroglioni e sfruttatori, dove errore e colpa si confondono continuamente in un'alternanza ciclica, capace anche di fare sorridere per la sua amara ironia.

 

Al fine di mettere in scena questa desolante visione, l'autore opta per una classica storia di ascesa e caduta del personaggio, interpretato da un Bradley Cooper in ottima forma. Però a colpire è, soprattutto, la scelta di un registro apparentemente realista: non ci saranno mostri o spettri ad ostacolare (o accompagnare) il viaggio dell'(anti)eroe, siccome in La fiera delle illusioni – Nightmare Alley non esiste la magia, bensì l'illusione. Dalla casa degli specchi, scenografia intradiegetica che sembra svelare il trucco del più grande prestigiatore, il cineasta stesso, per arrivare al mentalismo, capace quasi di infrangere il muro della realtà e farla precipitare nell'occulto, il protagonista è comunque in fuga da un fantasma: un passato violento e frammentario.

 

Così, mentre la pellicola scorre e cattura l'attenzione grazie all'eccellenza della scrittura e alla chiarezza espositiva di una regia pienamente in controllo della scena, Del Toro quasi riduce alla forma essenziale il suo Cinema, rinunciando a qualsivoglia chiave metaforica ed abbandonando definitivamente la deviazione baroccheggiante di alcuni dei suoi ultimi lavori, come lo splendido Crimson Peak.

 

La fiera delle illusioni – Nightmare Alley si pone invece come l'opera più matura di Guillermo Del Toro, un potenziale testamento artistico che rimarca, se ce ne fosse ancora bisogno, la potenza espressiva di queste storie: per quanto la messinscena possa essere spaventosa o macabra, il mostro più pericoloso è dentro ognuno di noi, generato dalla nostra stessa mente.

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