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Qui rido io

Regia di Mario Martone vedi scheda film

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La recensione su Qui rido io

di marcopolo30
10 stelle

Mario Martone rende con questo “Qui rido io” un sentito, ma non per ciò accomodante, omaggio a Eduardo Scarpetta, e più in generale al teatro e all'arte tutta. Un film magnificamente realizzato sotto tutti i punti di vista che merita assolutamente una visione. VOTO: 10

Prendere due piccioni con una fava non è mai stata impresa facile, si sa. Per nessuno. Mai. Da nessuna parte. Che tale eccezionale risultato balistico riesca però a qualcuno nel cinema italiano odierno, con tutte le difficoltà extra del momento, è a dir poco straordinario. Eppure ci è ben riuscito Mario Martone con il suo ultimo lavoro “Qui rido io”. Il primo dei due piccioni a cui facevo riferimento, nonché il più ovvio, è rappresentato dalla perfetta messa in scena di un trancio di vita (e opere) del grande attore e commediografo napoletano Eduardo Scarpetta. Zona biopic insomma, ma non nel senso più stretto di tale espressione, giacché il periodo sul quale Martone punta il suo occhio di bue (mai meglio detto) è decisamente breve, facendo salire a bordo del suo film il protagonista quando è questi già da un pezzo al top e mostrandocene quello scorcio della sua vita che si conclude con la chiusura del celebre processo per la causa intentatagli da Gabriele D'Annunzio per plagio. Pochissimi anni, insomma, i primi del secolo XX. Del periodo preso in esame va ammirata, oltre all'accuratissima ricostruzione storica della Napoli dell'epoca, l'equidistanza assoluta che l'autore riesce a mantenere dei confronti di un protagonista umanissimo fatto di luci (principalmente sul palcoscenico) ed ombre. Geniale come attore e commediografo, ma alquanto gretto e straordinariamente egoista e totalitario nella vita privata. Di quello anteriore va invece dato atto a Martone merito ancor maggiore, quello cioè di essere riuscito non a riassumerlo in maniera posticcia a inizio film, che è quel che un qualunque cineasta 'normale' avrebbe fatto, ma piuttosto stringando i momenti salienti in frasi messe sulla bocca dei vari personaggi in maniera del tutto fluida, naturale, durante l'intera durata del film. E questo è da fuoriclasse. Il secondo dei due piccioni di cui sopra è invece la difesa dell'Arte, una, unica e con la A maiuscola, da quei settarismi e snobismi che da sempre ci tengono a distinguere tra un'arte degna, di serie a, e una ignobile, plebea, commerciale, sozza e amatoriale. E quale migliore occasione che uno Scarpetta vs. D'Annunzio? La commedia popolare che riempie i teatri anche alla centesima replica contro il pomposo e ostentato elitarismo culturale. L'uomo venuto dal basso, verace e sanguigno, contro l'epitome del malsano culto dell'estetica più vacua. Martone ci parla di quel caso specifico per parlarci di tale eterna e probabilmente irrisolvibile guerra civile delle arti. E questa volta sì che prende parte. Quella giusta. Al netto dei meriti di Martone, il cui straordinario film avrebbe di certo meritato miglior fortuna al festival di Venezia, resta negli occhi la straordinaria, n-sima prova attoriale di Tony Servillo, che come moderno Scarpetta ce lo vedo proprio, nel bene e nel male. Per lui meritatissimo Premio Pasinetti al miglior attore. Nel complesso, un magnifico film, assolutamente da vedere, da un autore del quale avevo personalmente perso le tracce parecchi anni fa e di cui andrò certamente a recuperare quelle opere che ancora mi mancano.

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