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Qui rido io

Regia di Mario Martone vedi scheda film

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La recensione su Qui rido io

di Furetto60
8 stelle

Biopic su Edoardo Scarpetta. Notevole opera di Martone. Cast strepitoso

Quando ero un ragazzino, mi capitava spesso di recarmi a Via Palizzi, ove abitava un vecchio zio. Non conoscendo ancora nulla del teatro, non capivo il senso di quella scritta a caratteri cubitali che campeggiava sulla parete di quel grosso edificio:” Qui rido io” tuttavia ero molto impressionato e incuriosito, chiedevo lumi ai miei genitori, i quali mi liquidavano sbrigativamente, dicendo che era stata la casa di un grande commediografo partenopeo. Oggi che sono un tantino più grande, so che il carattere, la grandezza e la stessa miseria umana dell’uomo e artista Scarpetta, è racchiusa proprio lì in quella frase, che dimostra la sua forza, ma soprattutto la sua debolezza, un uomo megalomane ed egocentrico; solo lui poteva scrivere sulla propria abitazione un iscrizione siffatta, al contempo provocatoria ed esibizionista, pacchiana e boriosa. Agli inizi del ‘900, nella Napoli della “Belle Époque”, Eduardo Scarpetta era il Signore del palcoscenico. I teatri che rappresentavano le sue commedie erano sempre pieni, un vero beniamino del pubblico. Il successo lo aveva reso ricchissimo, ma certo non lo aveva ingentilito, nei modi e nei comportamenti, era sempre arrogante e brusco, conquistò il pubblico con le sue commedie esilaranti, grazie alla maschera di Felice Sciosciammocca che aveva sostituito il Pulcinella del grande indimenticabile maestro Antonio Petito, peraltro conservandone alcuni aspetti; si ricordi che quando l’ultimo vero “Pulcinella” fu stroncato da un attacco cardiaco sulle tavole del palco, Edoardo Scarpetta era lì. Dunque ispirandosi alle pochade francesi in voga nel periodo, le adattò al teatro dialettale napoletano, inventando questa nuova maschera. Nella vita privata ha vissuto come lui voleva senza andare per il sottile, in un contesto variegato e assortito, non facendosi mancare niente, tra compagne, amanti, colleghi, amici, figli legittimi e illegittimi i famosissimi fratelli De Filippo, una famiglia che definire allargata è un eufemismo. All’apice del successo Scarpetta però che era diventato sempre più sicuro del seguito del pubblico, fece un passo falso; decise di realizzare la parodia de “La figlia di Iorio”, tragedia del più grande poeta italiano del tempo, Gabriele D’Annunzio. Scarpetta aveva incontrato il Vate e il colloquio che ne era seguito era stato molto amichevole, quindi ritenendo di esserselo ingraziato, aveva allestito questa sorta di parodia. Tuttavia la sera della prima, complice anche la "défaillance" di un’attrice, l’opera venne veementemente contestata e lo stesso D'Annunzio lo denunciò per plagio. Cominciò una querelle giudiziaria, che coinvolse amici pochi e nemici tanti, soprattutto quelli che sorprendentemente gli si rivoltarono contro in nome di una letteratura colta e raffinata: Salvatore di Giacomo, Libero Bovio, Roberto Bracco, solo Benedetto Croce prese a cuore il suo caso. La storia giudiziaria si chiuse favorevolmente per Scarpetta, primo caso di “presunto furto dei diritti d’autore” tuttavia si tradusse di fatto in un doloroso stillicidio, che prosciugò le sue energie e spense il suo entusiasmo, negli ultimi anni aveva intuito che il suo tempo era finito, scalpitavano nuovi attori e il cinema era alle porte. Dopo i “fratelli De Filippo” di Rubini ecco quasi uscire in contemporanea questo film; il focus però stavolta è diretto principalmente su Edoardo Scarpetta e meno sui suoi figli e figliastri. Parabola di un artista talentuoso, ma al contempo padre/padrone capriccioso e indisciplinato, farfallone e talvolta perfino cialtrone. La cronaca narra che un giorno, quando Edoardo De Filippo già avanti negli anni, ad un giornalista che gli chiese se Scarpetta fosse stato un bravo padre rispose.” Era un grande attore” poche parole sferzanti per dire che l’uomo non era stato all’altezza dell’artista. Questo biopic svolto diligentemente da Martone, grazie ad una sceneggiatura magistrale, con un’accuratissima scenografia, una felice scelta dei costumi e avvalendosi di un cast prestigioso, quasi tutto di cittadinanza partenopea, funziona molto bene e svela alcune dinamiche familiari e sociali di cui personalmente ero ignaro. Da sottolineare la colonna sonora composta da tutti i classici della canzone napoletana.

 

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