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Days

Regia di Tsai Ming-liang vedi scheda film

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La recensione su Days

di gaiart
6 stelle

Stiano a casa coloro che non amano la routine, coloro che non amano il fare ripetitivo dei giorni uno sull’altro come promette il titolo appunto, o coloro che non amano la gestualità rituale e soffrano invece di ipercineticità. Se pur io mi annoveri tra codesti in tutto, mi autoelimino dallo stare a casa perchè Days l'ho già visto. 

Stiano a casa coloro che non amano la routine, coloro che non amano il fare ripetitivo dei giorni uno sull’altro come promette il titolo appunto, o coloro che non amano la gestualità rituale e soffrano invece di ipercineticità.

Se pur io mi annoveri tra codesti in tutto, mi autoelimino dallo stare a casa perchè Days l'ho già visto. 

 

 

Ciò detto, e per tutti gli altri, il film sostiene che l’intervallo unico alla noia delle nostre bieche esistenze sia dato dall’affetto umano e dalla comprensione, anche fisica, di sollievo, proposto dall'incontro tra esseri umani. Come dargli torto! Tanto più in un'era postcovid dove il contatto è stato bannato del tutto. Tanto più con sconosciuti. 

Si mette infatti qui in scena la noia della quotidianità, della solitudine, della bruttezza. Non è un film simpatico, ma non per questo non è utile. E’ secco, brutto, inospitale come la mini stanza glabra e povera, scarna del protagonista dove egli monda le varie verdure e stufa il suo pesce a lungo e con dedizione.

In un'epoca frettolosa che sfugge persino a se stessa, Tsai Ming Liang mette a dura prova la tenuta dello spettatore dinamico, con lunghe inquadrature fisse, anche per 30 minuti in un massaggio olistico con happy ending.


Acqua fuori. Acqua dentro. Un bicchier d’acqua sul tavolo. Dentro. 
Un uomo che dalla finestra osserva la pioggia di un acquazzone. Fuori. 
Sette minuti di silenzio che assaporano solo lo scrosciare fluido e intermittente di un temporale. Oltre ad essere di una sconcertante attualità, date le giornate di questo ottobre prematuramente piovose e fredde, questo inizio, ricolloca al settimo minuto, l’uomo dai tre capezzoli, ovvero il protagonista, in una vasca da bagno.

Si capisce così che l’acqua è elemento focale di rinascita e vita che avverrà come si diceva solo attraverso l'altro che doma il dolore come un cow boy farebbe con un cavallo sevaggio nella prateria. 

 

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