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Semina il vento

Regia di Danilo Caputo vedi scheda film

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La recensione su Semina il vento

di alan smithee
5 stelle

L'ISOLA DEL CINEMA - MYMOVIES

Nica ha lasciato la natia Puglia per studiare agronomia al Nord. Ma dopo tre anni di assenza, conseguita la laurea, si ripresenta al paese natale, scoprendo che molte cose sono cambiate, spesso in peggio: la nonna adorata è mancata, e di lei quasi ognuno dei familiari sembra essersi scordato, presi ognuno a cercare di tirare innanzi lucrando su tutto ciò che si può cedere definitivamente, come per togliersi di dosso alcune grane irrisolvibili. Gli uliveti, un tempo fulcro del sostentamento della famiglia, sono ora abbandonati e vittima di un parassita che li sta lentamente uccidendo, rendendoli sterili di frutti.

Di fronte all'apatia di un padre propenso solo a cercare di ottenere i fondi stanziati a favore degli olivicoltori affinché abbattano le piante malate, ed una madre ancor più apatica stressata dalla impossibilità di veder spianata la via per intraprendere un suo progetto commerciale di fatto inaffrontabile, Nica decide di reagire nel modo in cui avrebbe reagito l'amata nonna: combattendo il nemico parassita degli ulivi, forte di una sua preparazione che si aggiunge ad una cultura popolare che l'anziana parente in qualche modo era riuscita almeno in parte ad inculcarle.

Semina il vento, opera voluta con la medesima ostinazione che accomuna la protagonista Nica nella sua lotta per salvare i suoi affezionati ulivi secolari al giovane ed altrettanto tenace regista Danilo Caputo, si presenta come un film coraggioso anche solo per le tematiche di cui si circonda, che si presentano già dall'assunto colme di tranelli ed agguati narrativi su cui incespicare.

Ostacoli che il film riesce ad evitare in modo intelligente e astuto, franando però nella costruzione di molti personaggi, specie di contorno a quello invece molto azzeccato della apparentemente fragile ma invero tenace e motivata protagonista, che nel particolare si giova del volto candido ed espressivo della giovane attrice Yle Vianello, conosciuta ancora bambina come interprete protagonista di Corpo Celeste, potente esordio in regia di Alice Rorhwacher.

A non convincere affatto, come tramortiti dalla loro stessa ombra, appaiono in particolare i genitori della protagonista, un po' soffocati da una retorica di fondo che li rende personaggi sciatti, un po' troppo teorici di una situazione che indubbiamente trova riscontro in tanti atteggiamenti rinunciatari e sin troppo arrendevoli intrapresi da troppa gente locale, interessata solo a lucrare velocemente a scapito di una realtà che rischia ancora oggi, più che mai, di perdere per sempre il suo volto originario ed autoctono, patrimonio naturale e pure economico inestimabile, senza prezzo da salvaguardare sopra ogni cosa per preservare equilibri indispensabili ed irrinunciabili.

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