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Gunda

Regia di Victor Kossakovsky vedi scheda film

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La recensione su Gunda

di gaiart
8 stelle

Nella vecchia fattoria ia-ia-o. Quante bestie ha zio Tobia ia-ia-o C'è la capra, capra, ca-ca-capra..

Il periodo migliore per piantare un albero è vent’anni fa.
                                                          Proverbio cinese

Nella vecchia fattoria ia-ia-o.
Quante bestie ha zio Tobia ia-ia-o
C'è la capra, capra, ca-ca-capra..

La dolcezza di un mamma, ormai Moviestar di Hollywood, è quella di Gunda, una grande scrofa che nutre i suoi teneri lattonzoli. Così, proveniente dal festival di Berlino ed ora nella sezione TFF.doc, si apre GUNDA, (prodotto in Norvegia, Spagna e Inghilterra). Eccellente affresco animale, curato nei minimi dettagli di una Reflex che, con obiettivi sempre pulitissimi produce una fotografia superba e un gusto estetico sublime nell'incarnare la poesia etologica dell'osservazione, l'idea che etica ed estetica coincidano e, in questo caso, anche scienza e arte, etologia e cinema.

Racconta il regista russo che Sokurov parla sempre del corpus, dello scopo del cinema e della nostra vita. Secondo me - "ciò che conta davvero non è il raccontare una storia, ma è invece il mostrarla! L’80 per cento delle persone colgono attraverso gli occhi le informazioni; in 5 secondi capisci se una cosa ti piace o no, se è pericolosa o no, ed è l’evoluzione, che avviene con un unico sguardo. Il cinema è vicino ai primordi della nostra esistenza".
Più che un cineasta, un etologo; parola d'ordine: osservare! È la base di entrambi.

Se l’essere umano volesse per caso ricominciare da zero per salvare l'umanità e riformulare un senso di esistenza in ordine con ciò che lo attornia, specialmente dopo l'ossimoro del covid-risanatore, dovrebbe partire, assolutamente vedendo questo film.

In un momento così particolare, dopo vari ed eterni Lockdown, la valenza di libertà di animali in gabbia, galline che riprendono a camminare pur senza una zampa, mucche libere di correre al pascolo, sprigionano quel senso di gioia, franchigia e autogoverno che finalmente l'uomo codardo e ignaro ha forse ripreso a capire dopo i mesi di chiusura forzata in cui la clausura che solitamente egli esercita nelle gabbie di milioni di animali, suoi prigionieri per il pasto futuro, ora capita anche a lui: l'intoccabile.

Il sonoro perfetto, meticoloso, separato, aulico, celebra un senso di natura ancestrale, un eden tizianesco in cui cinguettini, ronzii di mosche e insetti, fruscii di alberi, grugniti arrabbiati e teneri pigolii creano una potenza emotiva diversa; d'altro canto anche Aleksej Yurevich German diceva che i film migliori sono senza musica. La felicità di mucche e galline libere è un pò simile alla nostra alla fine del primo lungo lockdown e si spera che questa pandemia contribuisca anche a riavvicinare l’uomo agli animali e faccia cessare, aumentando la di lui consapevolezza, le torture che egli esercita su di loro in cattività.

Etica ed estetica vanno quindi di pari passo e lo sconfinamento, le barriere sia spaziali che genetiche che esistono tra le specie qui vengono rotte facendo capire come si sia un tutt'uno tra natura, animali e esseri umani. Ad esempio, alla fine quando vengono portati via i lattonzoli alla scrofa che disperata grugnisce, scava, li cerca, i sentimenti emergono prepotenti, più forti di quelli di alcune madri umane. Una su tutte: quella di Cogne!

Nel finale drammatico si segnala che la vita va avanti, tutto continua, l'enorme resilienza della natura si dimostra anche quando la gallina senza zampa fa tutto: riesce a correre, saltare. Il messaggio è quindi ecologista e positivo sulla capacità di riprendersi dalle grandi catastrofi e distruzioni. Alla fine la natura riparte sempre, anche senza di noi che facciamo di tutto per farci eliminare dal pianeta. Mentre se mancano i vegetali, dopo due mesi noi moriamo, al contrario noi non serviamo alla natura che si autorigenera.

L'uomo è visto come predatore coi piccoli di Gunda che è però una realtà in natura. 30 milioni di anni fa, le antiche incisioni rupestri indicavano un grande rispetto dell'uomo per gli animali. Ora invece li torturiamo e li ammazziamo per governare su tutto il mondo Victor Kossakovsky, noto come grande documentarista, è più un osservatore ossessivo - complusivo che è riuscito attraverso lo studio di animali da cortile e stando loro vicino senza spaventarli a proiettarne i sentimenti, le emozioni, la dignità.

Con questo documento analitico, puro, ci basta quello, senza VoiceOver, senza didascalie, senza umani, egli ci racconta che ogni anno uccidiamo 50 miliardi di mucche, un trilione di pesci e che i maiali sono intelligentissimi, più dei delfini e degli elefanti. Gli amati cani ad esempio, sono solo al settimo posto, racconta il regista. Siamo brave persone, ma facciamo solo finta, perchè poi si vedono cose che decidi di non voler vedere.

Sappiamo tutti che gli animali soffrono eppure beviamo latte e ogni mattina il cappuccino, anche se le mucche soffrono perché hanno avuto vitellini. Lo sappiamo, ma decidiamo coscientemente di non saperlo; si sa che le mucche soffrono per fare il latte, o no? Si sacrificano per noi e noi volgiamo la testa dall'altra parte. E' giunta l'ora di rigirarla, anche verso di loro.
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