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Il colore della menzogna

Regia di Claude Chabrol vedi scheda film

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La recensione su Il colore della menzogna

di Peppe Comune
7 stelle

Nel bosco della cittadina di Saint Malo viene ritrovato il corpo senza vita della piccola Eloise. I sospetti del commissario Frederique Lasage (una brava Valeria Bruni Tedeschi incredibilmente più vivace del solito)  ricadono subito su Renè (Jacques Gamblin), pittore e insegnante di disegno della ragazzina trovata morta, che pare sia stato l'ultimo a vederla in vita. Le dicerie sul suo conto si fanno sempre più insistenti, mettendo a rischio il legame che lo lega a Vivien (Sandrine Bonnaire).

 

 

Il film inizia con un'assassinio, ma poi si concentra sugli effetti che l'efferato episodio produce sulle relazioni umane nel piccolo paese della Bretagna. A Chabrol non interessa l'appel che il suo cinema può ricevere dal dispiegamento della storia verso la risoluzione del giallo, quanto scandagliare l'animo umano, un particolare tipo di animo umano : quello orbitante negli ambienti alto borghesi (imprenditoriali o culturali fa lo stesso) e abitante in quella provincia francese lontana dai clamori del centro, dove le piccole e grandi ipocrisie, le piccole e grandi menzogne, possono meglio celarsi tra l'amenità e la convivialita dei luoghi. Come spesso accade, i personaggi dei suoi film sono trattati in modo da farceli apparire, dapprima, persone integerrime, poi come molto somiglianti a normali esseri umani con le proprie piccole e grandi debolezze e infine come degli esseri che nascondono infamanti segreti. E' un tratto tipico del suo cinema questo e ne rappresenta anche un punto di forza dato la credibilità che riesce a conferire al tipo d'autore descritto che, rimanendo "Al colore della menzogna", è di quelli che crede di trovarsi sempre dalla parte giusta del mondo e l'ipocrisia delle sue azioni è vissuta con la naturalezza propria di chi la concepisce come un corollario inscindibile per la salvaguardia della sua posizione sociale. In altri termini, Chabrol non ti sputa mai in faccia la cattiveria umana ma ti costringe a trovarla tra le pieghe di vite all'apparenza probe. In questo film non si ha mai l'impressione di trovarsi di fronte a persone capaci di fare del male eppure ci sono: un pervertito che ha ucciso una bambina, dei trafficanti di opere d'arte trafugate dai luoghi sacri, un assassino, situazioni di tradimento coniugale e la classica litania di pettegolezzi di bassa lega. "Il colore della menzogna" si insinua tra le dissertazioni alte sui confini tra il bene e il male col tocco lieve di una parola utile alla causa e la discrezione di chi non vuole recare disturbo. Non il miglior Chabrol, ma un buon film, con tocchi di gran classe disseminati qua e là e buone prove d'attore tra cui merita un rilievo particolare l'onnipresente talento dell'esile Sandrine Bonnaire.

 

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