Regia di Claude Chabrol vedi scheda film
Un film che potrebbe essere psicologico o di atmosfera, se solo non fosse così pedantemente circoscritto alla nicchia un po' fuori dal mondo in cui vivono René e Viviane, marito e moglie, e se solo l'obiettivo non rimanesse così saldamente incollato alle loro debolezze e nevrosi, troppo sottili e peculiari per essere decifrabili. Sfugge del tutto la centralità del tema della menzogna, che è solo il blando effetto collaterale del giallo, che, a sua volta, rimane silente in sottofondo. La storia è riempita quasi completamente dalle normali vicissitudini matrimoniali dei due protagonisti, con dialoghi poco significativi, quando non addirittura didascalici. Un'ora e tre quarti di noia per giungere, infine, all'individuazione dell'assassino, non in seguito al lavoro di indagine del commissario Lesage, bensì unicamente in virtù di una circostanza fortunata. Un'opera informe e sostanzialmente priva di carattere.
Il personaggio del commissario Lesage è piatto ed inutile ai fini del racconto, mentre quello dello scrittore e giornalista Desmot andrebbe maggiormente sviluppato: è una figura ambigua ed intrigante, apparentemente creativa, che, all'improvviso, l'autore del film decide semplicemente di lasciar cadere, senza avercela completamente svelata. Una curiosa scelta narrativa, che fa restare lo spettatore a bocca asciutta.
La sua interpretazione garbata, ma sempre nitida e accurata, è l'unico elemento veramente pregevole del film.
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