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His House

Regia di Remi Weekes vedi scheda film

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La recensione su His House

di Kurtisonic
7 stelle

Bol e Rial sono due profughi fuggiti dal Sudan. La casa che gli viene affidata dallo stato inglese che li accoglie, diventa il contenitore di paure inespresse e di incubi presenti e passati. Davanti a loro, un futuro pieno di interrogativi da affrontare nel bene e nel male.

Sope Dirisu, Wunmi Mosaku

His House (2020): Sope Dirisu, Wunmi Mosaku

Pur rimanendo fedele ai suoi stereotipi di base, l’horror, piaccia o no, ha la capacità di rigenerarsi e di proporsi sempre sotto nuove forme, dimostrando di essere in grado di contaminare soggetti e situazioni più estemporanee dalle quali fare emergere l’ inaspettato lato oscuro. Un genere dunque, che pur facendo della morte la sua componente essenziale, non muore mai. Meno determinati a mostrare le raffigurazioni più classiche della paura e del terrore, i nuovi autori dei vari sottogeneri dell’horror puntano a far sentire fuori dalla cornice dell’immagine, aspetti psicologici inconsci ancora più deteriori che permeano lo stato d’animo degli spettatori, bilanciando la drammaticità della vicenda con il corredo orrorifico che diventa una chiave di lettura importante ma che non sovrasta il tessuto del racconto. Dall’America in anni recenti e con risultati altalenanti ci hanno provato tra i nomi più popolari, registi come Ari Aster o Robert Eggers, per arrivare a Jordan Peel, l’autore che si è dato un’investitura quasi politica del genere guadagnandosi elogi e qualche critica..Il regista di His House, è inglese ma di origini nigeriane, Remi Weekes, un coraggioso esordiente che allineato alle nuove tendenze del genere, prende in esame un soggetto scomodo e assai rischioso. Bol e Rial sono una coppia di profughi sudanesi fuggiti dalla guerra e rifugiati in Inghilterra. La loro condizione gli permette di godere dell’assistenza e della protezione dello stato inglese che gli dà una casa in cui vivere ma che impone loro anche una forte limitazione di movimento al di fuori di essa. Nel viaggio travagliato che hanno intrapreso dall’Africa hanno perso la loro unica figlia, morta annegata nella traversata in mare. Weekes lavora in profondità sui due caratteri dei protagonisti, non cerca di creare empatie di comodo o di parte, mantiene uno sguardo estremamente lucido sulla vicenda, introduce un corollario immaginifico di alta qualità, fatto con artigianalità e passione. Amalgamando gli incubi, le speranze, le tradizioni, e le credenze nello stato d’animo dei due, emergerà la necessità di elaborazione di una colpa che nell’arco del film si rivelerà come lo snodo determinante. L’uomo, Bol, ex impiegato di banca nel suo paese, desideroso di integrarsi nella nuova società ad ogni costo, rappresenterebbe la razionalità, mentre la moglie Rial vive con uno stato d’animo più contrastato la possibilità della trasformazione della loro vita, il legame verso tradizioni e valori arcaici della sua terra la pone su di un piano irrazionale ma che progressivamente indicherà la via risolutrice ai loro traumi pregressi. Il loro terreno di scontro e di unione sarà la casa, che simbolicamente racchiuderà una serie di significati che vanno oltre quello del semplice luogo fisico e che invece ingloberà quell’orrore del quotidiano e quello più nascosto nella mente attraverso un crescendo di materializzazioni efficacemente paurose e mirate ad ottenere il giusto effetto. Nonostante ciò, lo spettatore non viene travolto dal disagio visivo, ma resta attratto dalla vicenda in sé.  Per una volta il pragmatismo della lingua inglese supera la nostra ricchezza lessicale e l’indicazione nel titolo del termine House anziché quello del più benevolo Home si rivela scelta fondamentale. Weekes non rinuncia a mostrare le condizioni di disagio di persone sottoposte ad un così forte cambiamento ma non esita a mettere al centro qualità e difetti, tenendosi alla larga da ipocriti rimandi vittimistici o dallo sfornare disonestamente sottobanco teorie precostituite. Il desiderio di Bol di entrare a far parte di un nuovo percorso di vita e lo smarrimento della moglie più radicato nel suo vissuto precedente, ne fanno dei portatori sani di inquietudini vecchie e nuove, comuni all’essere umano.

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