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Regia di Ron Howard vedi scheda film

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La recensione su EdTv

di scandoniano
8 stelle

L’anno dopo “The Truman show”, Ron Howard produce e dirige “EdTV”, un film che parla esattamente della stessa tematica del più famoso epigono di Peter Weir: la vita in diretta. Non c’entra Michele Cucuzza, né il “Grande fratello”, ma la materia è quella: perdere completamente la propria privacy per tanta notorietà ed altrettanti soldi. E così, come la straziata mamma di Napoli piange la morte del figlio nel pomeriggio di Rai1, o la tettona del GF9 ha un dialogo a 3 con i suoi due respingenti, anche Ed, per fare soldi, decide di votare la sua vita al piccolo schermo. Ed, interpretato da Mattew McCounaghey, è un mediocre trentenne americano, che, non si sa bene per quale motivo, vince il concorso in cui un’emittente televisiva finanziariamente disastrata gli mette a disposizione un canale per filmargli la vita. Inizialmente le cose vanno bene, ed Ed si diverte. Ma quando l’occhio delle telecamere gli rovinano la vita e i panni sporchi cominciano a lavarsi nel “prime time”, Ed decide di farla finita con questo gioco. Ma la spietatezza dei dirigenti, ormai ringalluzziti dagli ascolti record, non gli concede di abbandonare il progetto…
Seppur la materia sia la stessa, diciamo che la direttrice d’analisi differisce notevolmente da “The Truman show”. Il personaggio interpretato da Jim Carrey era inconsapevole del fatto di essere ripreso ed era contornato da attori che gli avevano costruito una vita “artificiale”. Il dramma sociale di Truman era fortissimo, devastante: una vita, l’unica che si ha a disposizione, completamente votata alla spettacolarizzazione. Ed invece è consapevole e consenziente; ed il suo gioco va avanti per 4 miseri mesi. Ed inoltre è seguito dalle telecamere, mentre Truman vive in un mega studio TV. Dette tali differenze, è da sottolineare il valore cinematografico di “EdTV”: si tratta di una pellicola intelligentemente scritta e girata con grande sapienza; non basterebbe una recensione a definirne tutti gli aspetti, per lo più positivi, dell’opera di Howard. Buone interpretazioni (soprattutto degli ottimi Harrelson e Landau), camei di Hopper e dell’amico fraterno di Howard (Donny Most, il Ralph di “Happy Days”), nonché McCounaghey alla migliore interpretazione in carriera. Molto bello il finale.

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