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Regia di Ron Howard vedi scheda film

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La recensione su EdTv

di Aquilant
4 stelle

La scommessa è chiaramente persa in partenza, non soltanto a causa dell’ombra incombente di quel virtuoso di Truman, pesante come un macigno, dietro alla scipita personalità di Ed, in grado di affossare di primo acchitto qualsiasi tentativo di emulazione, data l’importanza epocale del capolavoro di Weir. L’inconsistenza totale della pellicola è determinata dalla presenza del suo artefice Ron Howard, anonimo manipolatore della macchina da presa, all’epoca non ancora pervaso dalle fantasticherie di una futura “beautiful mind”. Cantore dei buoni sentimenti, dei cuori ribelli che hanno fatto l’America, della celebrazione dell’inventiva a stelle e striscie rivolta alla conquista dello spazio, dell’eroismo pompieristico vs fuochi assassini e similari, nostalgico degli happy days “fonziani” e costruttore di americanismi filo-patriottici, il Nostro ce la mette proprio tutta per vanificare fin dai primi venti minuti il promettente assunto dell’incipit, basato sul potere affabulatorio del reality show, fenomeno mediatico di grande presa su una fascia di pubblico di mediobassa lega, avvezzo alla fagocitazione degli altrui sentimenti dall’alto di un’inquietante morbosità intellettiva anelante a pescare nei più reconditi recessi degli “Ed Vattelapesca” disinvoltamente gettati allo sbaraglio. In “quest’epoca della televisione in cui sono gli uomini famosi a diventare speciali mentre un tempo erano gli uomini speciali a diventare famosi”, come si recita testualmente nel film, è inevitabile assistere al trionfo di una funzione mitopoietica da parte del piccolo schermo, alfiere di una dilagante sottocultura, proteso nella rivisitazione di logori stilemi e stereotipi classici reindirizzati nella fuorviante direzione di una spettacolarizzazione del quotidiano. Avanti tutta dunque con la veicolazione di nuovi modelli di comportamento estrapolati da una consenziente entità umana pronta a fare da cavia all’insaziabile appetito di sensazionalismo dello spettatore, in una società standardizzata a causa della sua appartenenza ad un villaggio globale dove la materia fagocitata dalla morbosa sensibilità dei mass media si tramuta in disingannante spettacolo a beneficio delle masse. Ma le tragicomiche gesta di Ed, costretto suo malgrado a suscitare la tenera compartecipazione di mezza America (quella bushiana probabilmente) sfociante in irrefrenabili manifestazioni di giubilo ad ogni suggello dei suoi sentimenti nei confronti dell’amata Shari tramite un doveroso bacio appassionato, non riescono a raggiungerci sotto la pelle a causa dell’incapacità cronica del regista di pervenire ad un’ideale armonizzazione degli elementi nonché di affrancarsi una volta tanto dall’impellente obbligo di fare cassetta tramite l’elaborazione di un rimediaticcio colpo di scena finale assolutamente risibile nel suo patetico tentativo di suscitare nello spettatore l’eco mistificante di una grassa risata liberatoria.

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