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L'ombra delle spie

Regia di Dominic Cooke vedi scheda film

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La recensione su L'ombra delle spie

di supadany
7 stelle

Da qualche decennio a questa parte, nella stragrande maggioranza dei settori che caratterizzano la società, i cambiamenti in atto hanno acquisito una tale velocità da rendere obsoleto ciò che solo poco tempo prima era sulla bocca di tutti, andando per la maggiore. In questo modo, alcune questioni finiscono relegate in secondo piano per lasciare la prima pagina ad altre, creando una dinamica che va anche a intaccare i canoni della comunicazione, gli stessi usi e costumi di intere popolazioni.

Ad esempio oggi, mentre i duelli su scala globale sono sostanzialmente rivolti a tutto ciò che ruota attorno ai distretti commerciali, discorrere della Guerra Fredda tra Stati Uniti e Urss, con relativa minaccia nucleare, è quanto mai lontano dalla percezione comune, anche se nel caso specifico, un film come The courier che affronta l’argomento, riesce a tutelarsi e farsi intendere annoverando alcune intersezioni con il mood contemporaneo, così come elementi che emettono luce propria.

Nei primi anni sessanta, tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica i nervi sono sempre più tesi e la minaccia nucleare incombe sulla testa di decine di milioni di civili, rendendo lecito ogni mezzo pur di strappare preziose informazioni al nemico. 

Così, succede che il fronte atlantico, sotto la supervisione di Emily Donovan (Rachel BrosnahanLa fantastica signora Maisel), ricorre a Greville Wynne (Benedict Cumberbatch - The imitation game), un agente di commercio con agganci a Mosca, per stabilire un contatto sicuro con Oleg Penkovsky (Merab NinidzeUna luna chiamata Europa), un alto funzionario sovietico disposto a tradire la sua patria per salvare il mondo.

Pur non essendo un professionista e dovendo agire segretamente senza potersi confidare nemmeno con sua moglie Sheila (Jessie Buckley - Sto pensando di finirla qui), il contributo di Greville si rivelerà essere cruciale per sbrogliare la delicata matassa riguardante Cuba e i missili puntati verso il suolo americano.

 

Merab Ninidze, Benedict Cumberbatch

L'ombra delle spie (2020): Merab Ninidze, Benedict Cumberbatch

 

Diretto dal regista londinese Dominic Cooke (Chesil beach), The courier rientra a pieno titolo nella fitta schiera dei film di spionaggio, proponendo avvenimenti realmente accaduti e personaggi i cui interventi hanno effettivamente inciso sull’esito finale.

In linea di massima, il taglio è old style e la forma non accusa la presenza di smagliature evidenti, con una raffigurazione estetica riposta in cassaforte essendo la fotografia affidata alle mani esperte e sapienti di Sean Bobbitt (12 anni schiavo, Judas and the black Messiah). Allo stesso tempo, il capitolato delle funzioni principali racchiude un ventaglio largamente consolidato, tra tradimenti consumati e segreti da mantenere a ogni costo, sospetti fondati e fiducia incondizionata, coperture rischiose e verità inconfessabili.

Un complesso costantemente mantenuto sotto controllo, di sicuro affidamento e coeso, che viene rimpolpato da un paio di fattori in grado di implementare il coinvolgimento sotto diverse prospettive. Da una parte, il personaggio di Greville Wynne è consono per rammentare come uomini comuni possano determinare le linee principali della Storia, sopravanzando nettamente le loro specifiche competenze e contribuendo attivamente alla costruzione di un mondo migliore. Dall’altra, lo svolgimento individua nel focolare domestico un rifugio condivisibile su larga scala per accalappiare le attenzioni dello spettatore.

Queste direttive vanno a buon fine anche per l’abilità degli interpreti. Benedict Cumberbatch è sempre una garanzia assoluta, un autentico asso pigliatutto, Jessie Buckley gli tiene testa alzando – non di poco - il coefficiente dell’intimità, mentre Merab Ninidze offre una partecipazione incondizionata.

 

Benedict Cumberbatch, Jessie Buckley

L'ombra delle spie (2020): Benedict Cumberbatch, Jessie Buckley

 

Complessivamente, The courier rievoca con aderenza le atmosfere della contingenza affrontata e utilizza un linguaggio scoperto. Punta sulla continuità e bada al sodo, non ha un coniglio da estrarre dal cilindro ma è attivo su più fronti - tra la famiglia e la patria – applicando automatismi oliati che gli consentono di rimanere sempre ben insediato sulla carreggiata designata, anche quando le forti emozioni irrompono sullo scenario squarciandolo.

Indaffarato e ponderato.

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