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Relic

Regia di Natalie Erika James vedi scheda film

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La recensione su Relic

di alan smithee
6 stelle

TRIESTE SCIENCE + FICTION FESTIVAL 2020
La quarantacinquenne Kay, assieme a sua figlia Sam, si trasferiscono da Melbourne alla cittadina natale di Creswick dove ancora vive l'anziana madre della prima, che da giorni pare irrintracciabile anche da parte delle forze dell'ordine, già impegnate nelle operazioni di ricerca.
Arrivate in loco, le due trovano la casa deserta, spettrale più che mai. e l'inquietudine di non sapere che fine ha fatto l'anziana donna, da tempo affetta da demenza senile piuttosto avanzata, le inquieta ed addolora profondamente.
Poi Edna, l'anziana donna, improvvisamente ricompare, senza peraltro fornire spiegazioni chiarificanti, e la sua confusione mentale è tale che la nipote decide di stabilirsi a vivere con lei. Non avendo idea dell'incubo in cui sta per avventurarsi.

Il lungometraggio di esordio della regista australiana Natalie Erika James, prodotto da nomi noti come Jake Gyllenhall e i fratelli Russo,  si presenta come un horror d'atmosfera piuttosto interessante, in grado innanzi tutto di soffermarsi in modo serio e per nulla facilone od ingenuo su una problematica scottante e comune a tutti, inerente l'inevitabile processo di invecchiamento che colpisce tutti noi, ed i nostri cari, fino a renderci incapaci di gestirci, influenzati, se non proprio succubi, degli scherzi che una mente resa instabile dall'invecchiamento di cellule e neuroni, ci presenta come una sorta di beffarda resa dei conti, con la complicità - perché no - di un intervento maligno e controverso proveniente dagli spiriti di chi ci ha preceduto nel raggiungere il traguardo oltre la vita.

La storia funziona piuttosto bene, la scenografia regala momenti di inquietudine piuttosto convincenti, e la prova delle tre interpreti protagoniste, Emily Mortimer, Bella Heathcote, e l'ottima Robyn Niven (apprezzata anche nel serial Top of the lake della Campion) nei panni stralunati e inquietanti di nonna Edna, contribuisce a rendere il prodotto finito più che dignitoso.
 
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