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Fino a prova contraria

Regia di Clint Eastwood vedi scheda film

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La recensione su Fino a prova contraria

di Furetto60
7 stelle

Ottimo lavoro cinematografico interpretato e diretto dal "mitico Clint Eastwood"

Steve Everett, alias l’inossidabile Clint Eastwood, è un maturo cronista di Oakland, ex alcolista, donnaiolo impenitente, pur se sposato, tradisce continuamente la moglie, perfino con la consorte del suo caporedattore. Dopo aver trascorso piacevolmente alcune ore in compagnia di una giovane giornalista, viene a sapere che lei dopo poche ore è morta in un incidente d’auto, per cui l’incarico di scrivere un articolo sull’esecuzione del condannato a morte Frank Beechum, passa a lui. Secondo l’accusa il condannato alla pena capitale avrebbe ucciso sei anni prima una giovane commessa bianca, per giunta incinta per questioni finanziarie. Steve, inizia ad indagare sul caso perché alcune cose non tornano, e si persuade che Frank sia stato condannato ingiustamente ma ha solo 12 ore di tempo, per provarne l’innocenza, prima dell’esecuzione, tramite iniezione letale. Tra vanesie e fantomatiche testimonianze e punti di vista opinabili, Everett arriva a intuire che il vero colpevole è un certo Warren, entrato nel negozio per rapinarlo, mentre Frank si trovava in bagno. È un giovane sbandato, che scopre essere deceduto due anni dopo l’assassinio della giovane donna bianca. La chiave del mistero è tutta in un medaglione, che la nonna porta al collo e che Everett riconosce per caso in tv, quando ormai sembra tutto perduto. Il fiuto per la verità,  spinge Steve a fare l’impossibile per salvare quello che per lui è un perfetto sconosciuto. Nella inarrestabile deriva della propria vita privata e professionale , c’è perlomeno questo scopo, che si tiene stretto e che, in un certo senso lo aiuterà, a riscattarsi La scena conclusiva del film è particolarmente toccante: due uomini, che si sono appena intravisti all’inizio, le cui vite hanno viaggiato per 12 ore in parallelo, s’incrociano di nuovo anche se per pochi intensissimi istanti. Il finale è molto emozionante. Nel selvaggio West, nel cuore dell'Africa, nei panni della Legge o da fuorilegge, il nostro mitico Clint continua a sfoggiare il suo personaggio, antieroe per eccellenza, che deve dimostrare qualcosa soprattutto a sé stesso e va a testa bassa, seguendo l'istinto, il fiuto nel caso specifico, ma al contempo con spirito epicureo, cerca il piacere immediato, donne, alcool, fumo. È un uomo d'azione, va dritto al sodo, stringe i denti e non demorde. Quest'opera, che al botteghino, all’epoca certamente non sbancò, è invece a mio modesto avviso, più che convincente, sia per l'espediente spettacolare della corsa contro il tempo, che per l'impegno civile nel dibattito sulla pena di morte, con interessantissimi affondi sul razzismo imperante negli States, ma soprattutto per l’intensa messinscena, di colui che sopraffatto dal proprio sfrenato individualismo, paga un dazio altissimo, in termini di solitudine perenne. Il film brilla negli scoppiettanti duetti impagabili, tra il caustico e il cinico, con James Woods in redazione e poi nel tenero rapporto con la piccola figlia, con la quale affronterà una tenera e vertiginosa quanto imprudente e “precipitosa” corsa allo zoo” Clint Eastwood, ancora una volta, fa centro-

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