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Easy Living

Regia di Orso Miyakawa, Peter Miyakawa vedi scheda film

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La recensione su Easy Living

di alan smithee
5 stelle

TFF 37 - FESTA MOBILE

Nella Ventimiglia di confine e dei "passeur" celebrati in molta letteratura locale e non, barriera politica ed in qualche modo pure naturale tra schietta Liguria e una "flamboyant" Costa Azzurra, oltre che - più ufficialmente - tra un'Italia degli sbarchi, un tempo padrona a titolo ufficiale dei territori fino alla città di Nizza e una Francia orgogliosa ed intransigente nei confronti della difesa dei suoi sacri confini, incontriamo una ragazza sveglia e scaltra che lucra commerciando medicinali ed altri prodotti, connotati da vistose differenze di prezzo tra i due stati confinanti (le medicine costano spesso la metà in Francia rispetto all'Italia, mentre i liquori e le sigarette, al contrario, trovano un prezzo dimezzato nel nostro paese rispetto che a quello confinante).

Ella si ritrova costretta a gestire il suo fratellastro in età teen fuggito di casa, e a portarlo con sé fino alla cittadina ligure oggetto dei suoi traffici clandestini. Li la strana coppia incontra un aitante maestro di tennis americano finito a lavorare in un club della città di confine, e i tre si ritrovano coinvolti con la vicenda umana di Elvis, emigrato nord africano che tenta di emigrare clandestinamente in Francia per raggiungere moglie e figlioletta neonata, riuscite, a differenza di lui, ad arrivare sino in Nord Europa, paradiso ideale di ogni emigrato.

Tra sentimenti a metà strada tra diffidenza e desiderio di dare un aiuto sincero, voglia di crescere e fare qualcosa di realmente concreto per qualcuno, tra i quattro ragazzi si instaura un rapporto di complicità capace di dar vita ad una piccola storia in grado di collaborazione e tolleranza, incentrata in un luogo che è divenuto il tipico epicentro irrisolto per la soluzione del problema dei flussi migratori.

Esordio schietto, leggerissimo ma ben condotto da parte di due registi fratelli italiani con evidenti origini giapponesi, Orso e Peter Miyakawa che scelgono il fratellino James Miyakawa, spigliato e simpatico, nei panni dell'adolescente protagonista e fulcro della vicenda.   

Vite di confine, culture a confronto in un posto come quello di confine, che meglio di ogni altro si presta a scambi e a contatti ove ognuna delle parti in causa ha convenienza a trarre profitto dalla situazione alimentata e resa fertile da una esigenza contrapposta di domanda ed offerta, dalle barriere culturali, commerciali, e fisiche che le circostanze innalzano a simbolo di inutili e illusori protezionismi.

Anche quando la domanda e l'offerta si spingono, con gli effetti drammatici che conosciamo, ben al di là del mero interesse commerciale, ed investono diritti solo sulla carta inalienabili, come quello di poter legittimamente contare ad aspirare al raggiungimento di un luogo ove potersi realizzare e vivere serenamente con i frutti della propria intraprendenza o buona volontà.

Il film appare esile, ma interessante, vitale, recitato qua e là in modo piuttosto acerbo da attori giovani ed interessanti, tra cui spicca appunto il già citato parente dei due registi, ovvero il ragazzino simpatico e sveglio interpretato da James Miyakawa.

 

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