La recensione su Fantasy Island

di alan smithee

2 stelle

Una serie di personaggi che poco per volta impareremo a conoscere sin nei dettagli, si reca presso una splendida isoletta caraibica in aliscafo, accolti dall'enigmatico Mr. Roarke, che nel garantir loro un soggiorno paradisiaco, offre ad ognuno, incluso nel prezzo, la possibilità di divenire protagonista di un proprio sogno irrealizzato od irrealizzabile, che nella fattispecie viene vissuto da ognuno degli ospiti con una tale carica realistica, da convincerli a star vivendo quel momento con la concretezza di un fatto reale.

In poco tempo capiremo quali sono le preoccupazioni, se non frustrazioni, del manipolo di nuovi ospiti: dalla splendida donna che si è pentita di non aver accettato di sposare un facoltoso spasimante intenzionato a renderla madre, ad una ragazza vittima di nonnismo da parte della rivale più avvenente, ad un poliziotto che desidera riscattare la memoria del padre militare sacrificatosi per salvarlo, alla coppia di fratellastri protesi a dare sfogo ai loro sogni più sfrenati e disinibiti.

Ma l'avverarsi del sogno irrealizzabile, può dar vita - ed è quello che succede proprio con questo gruppo di ospiti - a vicissitudini tutt'altro che piacevoli o convenienti per il benessere fisico e psichico dei nostri personaggi, che, da eroi di un'avventura, si trasformano presto in vittime di una pericolosa e letale caccia all'uomo.

Adattamento cinematografico virante all'horror (più nelle intenzioni che nei fatti, invero) della serie televisiva anni '70 dal titolo omonimo divenuto da noi Fantasilandia, Fantasy Island, diretto con banale routinaria verve da un Jeff Wadlow specializzato in film di genere (suoi gli opachi Nicknale: Enigmista, Never Back Down, Obbligo o Verità), ma meritevole di menzione solo per il divertente Kick-Ass 2, si rivela un filmetto banale che diviene immediatamente schiavo della sua superlativa ed esuberante ambientazione laccata da isola da sogno, e finisce devastato da una recitazione quasi farsesca da parte di un cast che, nonostante la presenza di autorevoli professionisti come Michael Pena e Michael Rooker, oltre che la splendida Maggie Q, si rivela davvero debole se non proprio scult.

Episodi di sogni proibiti che si realizzano davvero sciocchi o prevedibili, banali almeno quanto la dimensione thriller-horror che il film ad un certo punto decide di intraprendere, senza riuscire a sostenerne le sorti, ma finendo ostaggio di un clima quasi ridanciano da farsa involontaria.

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