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Psycho

Regia di Gus Van Sant vedi scheda film

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La recensione su Psycho

di SalvoVit
8 stelle

 

L'idea di realizzare un remake di Psycho è da decerebrati e incoscienti, così come lo è l'idea di realizzare un remake di un qualunque altro film del maestro Alfred Hitchcock. Gus Van Sant quindi prende in mano un progetto quasi già fallito in partenza, commerciale ed inutile. E cosa ne fa? Ne fa una sorta di opera d'arte, sperimentale ed interessante. In quest'ottica quindi, Van Sant ha realizzato un miracolo che in pochi, pochissimi sarebbero stati capaci di realizzare.


Van Sant non fa altro che prendere il capolavoro di Hitchcock e realizzarne un'esatta copia. Ogni inquadratura, sequenza, espressione, musica, errore (pochi), dettaglio viene riprodotto con la massima attenzione. Ma il bello e la (quasi) genialità di questa operazione sta nei dettagli, i piccoli dettagli che Van Sant decide di inserire. I piccoli ed interessanti cambiamenti al capolavoro di Hitchcock che non stravolgono l'originale e che fanno di questo remake un'opera interessante e sperimentale.


Se nel capolavoro Hitchcockiano, la violenza, il sangue, la sporcizia, il nudo non erano quasi mostrati ma erano, più che altro, semplicemente sfiorati con grande maestria per dare semplicemente un'impressione, una sensazione più cerebrale che visiva, a causa anche delle pressioni dalla censura e dell'immaginario dell'epoca, il film di Van Sant, realizzato ed ambientato quasi 40 anni dopo, invece, mostra tutto ciò che Hitchock non era riuscito (e forse non aveva nemmeno voluto in parte) a mostrare. Sam Loomis all'inizio del film è completamente nudo, sul letto insieme a Marion; Norman Bates, mentre spia Marion attraverso il famoso buco nel muro, si masturba chiaramente; La scena dell'assassinio di Marion nella doccia è chiaramente più violenta, il sangue che scorre nella doccia è tanto e le coltellate sono più marcate ecc...

 


Ma la vera particolarità dell'opera di Van Sant sta nella sperimentazione visiva. Van Sant elimina il bianco e nero (voluto o non voluto da Hitchcock) dell'originale e lo colora, lettralmente. La firma di Van Sant sta nei colori che qui sono accesi oltre il limite e danno all'opera un'atmosfera pop. Visto in quest'ottica, sembrerebbe quasi che Van Sant faccia incontrare Hitchcock con Andy Warhol per dare vita ad un'opera di ampio valore. Quando il sangue è presente è di un rosso quasi irreale, forte e acceso, le luci sono sempre forti ed intense, i colori degli abiti sono sempre accesi ed importanti.


Oltre poi alla grande voglia di sperimentare e di rendere omaggio all'originale da parte di Van Sant, questo Psycho è interessante anche per un grande cast. Viggo Mortensen, Julianne Moore, William H. Macy e Anne Heche, tutti insieme per omaggiare un capolavoro. In più, c'è anche un Vince Vaughn che interpreta ottimamente Norman Bates, il ruolo forse più difficile dell'opera. E c'è da dire che, essendo questo il ruolo più difficile dell'opera, Vaughn riesce solo in parte ad interpretarlo, dato che la sua prova ha dei difetti ed in più, il confronto è con il grandissimo Anthony Perkins, che ha reso epico questo personaggio. Anche se comunque il confronto non regge, Vaughn riesce a fare il suo lavoro e non cerca di imitare Perkins a tutti i costi (sarebbe stato impossibile farcela).


Chiaramente, chi non ha visto ancora Psycho di Hitchcock, non si avvicini assolutamente a questo remake. Van Sant ha realizzato un remake che può avere valore soltanto se si è già ampiamente apprezzato e studiato l'originale, altrimenti le piccole sfumature ed i piccoli dettagli che danno valore a quest'opera non riuscirebbero ad essere apprezzati e valorizzati ed il tutto risulterebbe privo di valore e di poco conto (cosa che quest'opera non è).


Su questo Psycho c'è quindi poco da dire. E' una chiara operazione pop di Van Sant, il quale omaggia il capolavoro di Hitchcock nel migliore dei modi e rende miracolosamente ogni sequenza interessante, a differenza di quanto si potesse pensare.

 


Lo Psycho di Van Sant è ingiustamente disprezzato e ignorato quando invece non è altro che un'opera pop piena di sperimentazione visiva che deve essere ricordata come un'opera di interesse cinematografico, da studiare, vedere e rivedere, a patto che, come è già stato detto, si sia già visto, rivisto e studiato nei minimi dettagli il capolavoro hitchcockiano.

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