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Quando la città dorme

Regia di Fritz Lang vedi scheda film

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La recensione su Quando la città dorme

di OGM
8 stelle

La mano ferma di Fritz Lang abbandona qui i toni espressionistici per conquistare nuovi spazi intellettuali, calati con arguzia nella novità del tempo: l'emergere della società dell'informazione- spettacolo, con un culto del sensazionalismo che va di pari passo col carrierismo mediatico. La televisione, in particolare, si propone come la voce amplificata e personalizzata della carta stampata: il teleschermo si fa portatore del discorso diretto e semplificato che irrompe nelle case parlando ad ognuno, ed imponendo il suo punto di vista con la forza dell'immagine viva. Il serial killer che, nella sua stanza, si sente apostrofato in diretta dal cronista che non lo vede né lo conosce, interpreta in maniera emblematica il ruolo dello spettatore di uno show, che ascolta e subisce, lasciandosi influenzare o intimidire. Egli è il contraltare passivo e inerme del lettore di un editoriale, che, invece, per sua natura, è incline a porsi in maniera attiva e critica al di sopra del testo scritto. L'inganno è il leitmotiv di questa storia, in cui l'involuzione della professione giornalistica – innescata dall'avvicendamento al vertice del colosso editoriale Kyne – si manifesta in una competizione disputata sul piano di opportunistiche alleanze, e in un'indagine condotta con lo strumento della manipolazione psicologica. Le degenerazioni contemporanee sono ancora lontane, ma sono già chiari i segnali del processo in atto. Lo dimostra il tenore del finale, con quella romantica vittoria della "meritocrazia" che si propone, significativamente, come la versione aggiornata dell'happy ending hollywoodiano.

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