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Agnese di Dio

Regia di Norman Jewison vedi scheda film

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La recensione su Agnese di Dio

di LorCio
6 stelle

Rischia di essere ridicolo raccontato in soldoni. Se poi si vuole prenderlo seriamente (ma tanto) si può anche trovare un’analogia con l’imprescindibile La Storia di Elsa Morante: una reincarnazione di un cristo (in questo caso la sua, chiamiamola così, anima femminile tirata in ballo da Papa Luciani) che porta con sé i segni del male del mondo. Qui quel male si manifesta attraversa un delitto, quindi sangue, che scorre lungo il film fino a rompere la diga del realismo nei pressi del finale.

 

Ma la storia è in realtà più semplice, ma anche complicata da narrare e capire: l’omicidio di un infante appena dato alla luce da una suorina che ha le stimmate e sostiene di non aver mai avuto un rapporto sessuale. Altro, forse, non va svelato perché è francamente una goduria vedere fino a che punto riesce ad arrivare una storia (che in origine è un dramma teatrale) che cammina sempre sul filo dell’assurdo con una naturalezza a volte incredibile tra ipnosi e misticismo, psicanalisi ed integralismo, scetticismo e devozione.

 

Norman Jewinson dirige il traffico con simpatico menefreghismo e onesto mestiere e lascia fare tutto al suo trio d’archi: Jane Fonda è una protagonista vagamente svogliata ma funzionale; Meg Tilly, pura ed incorrotta, non cade mai nel grottesco e lavora di fino (prese un Golden Globe come non protagonista); Anne Bancroft è memorabile come al suo solito e si conferma come una delle attrici migliori del secolo. Un film curiosissimo, interessante, bizzarro.

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