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No, o la folle gloria del comando

Regia di Manoel de Oliveira vedi scheda film

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La recensione su No, o la folle gloria del comando

di alan smithee
8 stelle

No, la folle gloria del comando Poster

IL CINEMA DI MANOEL

"Oh desiderio di comando, vana cupidigia!! "

Una camionetta militare dell'esercito portoghese in stanza in Angola, impegnato a domare una sanguinosa sommossa nel paese africano, fino agli anni '70 colonia portoghese, induce un colto tenente appassionato di storia, a condividere con i suoi sottoposti, alcuni momenti ed episodi storici del suo paese.

In particolare quelli contraddistinti da alcune clamorose sconfitte che hanno contribuito a porre fine al predominio dello stato più occidentale europeo, non solo o non tanto nei riguardi del resto della penisola iberica (a danno della confinante Spagna), ma soprattutto nei confronti delle conquiste oltreoceano, che lo resero il paese baluardo delle colonie oltremare.

Tra gli episodi storici citati, la morte per assassinio del condottiero lusitano Viriato, il maggiore esponente nella lotta contro la predominanza romana sul territorio; le vicende legate alla battaglia di Toro, che oppose, senza reali vincitori o vinti, verso la fine del 1400, le truppe castigliane a quelle portoghesi a seguito della morte di Enrico IV di Castiglia; ancora le vicende legate alla battaglia di Alcazarquivir (o dei Tre Regni), durante la quale tutti e tre i pretendenti (Sebastiano I di Portogallo, il Sultano Abu Abd Allah Muhammad e il Sultano dell'attuale Marocco) persero la vita in battaglia, e il corpo del giovane re Sebastiano non fu mai ritrovato, alimentando una sorta di leggenda che fu poi ripresa dallo scrittore Fernando Pessoa nel suo poema Il Messaggio, in cui si predice che egli sia ancora vivo e si appresti a tornare a prendere possesso del trono portoghese.

E ancora matrimoni reali combinati per il destino di un regno, l'intolleranza che si manifesta tra le truppe dei conquistati, ed i coloni sottomessi a tal punto da scegliere la via della ribellione.

Il tenente (interpretato dal fidato Luis Miguel Cintra) diviene un saggio riferimento storico-filosofoco in grado di tracciare un disincantato e realistico ritratto di un Paese che si è sempre sentito costretto tra i suoi confini, ed è sempre stato proteso ad espandersi in una conquista coloniale foriera più di travagli, soprattutto dal punto di vista civico-umanitario, che di effettivi benefici.

Manoel de Oliveira alterna i momenti del racconto statico ma assai partecipato girato sul mezzo di trasporto, a scene movimentate e a cielo aperto che rappresentano sontuosamente scene di battaglia davvero un po' insolite nel cinema del grande cineasta, uso a privilegiare le inquadrature fisse e un certo rigore tipico degli albori del cinema. Fino all'agguato finale in cui la tragica brutale realtà si riappropria del ruolo da protagonista.

Esemplare per la lucidità di sguardo, "No o la folle gloria del comando" diviene un colto, imparziale e concreto apologo sulla prevaricazione che l'ansia del comando e sottomissione di un popolo nei confronti dei suoi vicini, alimenta sin dai tempi più remoti della permanenza umana sul pianeta, tratteggiando spesso capitoli sconcertanti e vergognosi di una storia dell'umanità che relega sulla razza umana la responsabilità delle più gravi tragedie e disgrazie mai occorse.

"Terribile parola la negazione "non": una parola che non ha dritto né rivescio. Da qualsiasi parte inizi a leggerla suona allo stesso modo e dice la stessa cosa.

Da qualsiasi parte la vuoi prendere, resta sempre come un serpente che ferisce perché porta sempre il veleno dentro di sé, e ammazza pure la speranza, che è l'ultimo rimedio lasciato dalla natura per noi poveri mortali. Non esiste correzione che possa cambiare il "non", né arte chevrisca ad ammansirlo, né alcuna lusinga che possa renderlo più dolce. Puoi anche provare a dipingerlo d'oro, ma rimarrà sempre di ferro."

... Parole sacrosante, pronunciate sul campo di battaglia, in mezzo alle vittime martoriate, da parte di chi ha capito troppo tardi l'inutilità del ricorso a quella negazione risoluta e non negoziabile che ha fatto nascere il conflitto, portando dietro di sé tutte le sue devastanti, irrecuperabili conseguenze.

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