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Arlington Road. L'inganno

Regia di Mark Pellington vedi scheda film

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La recensione su Arlington Road. L'inganno

di LucaJazz94
8 stelle

L'erba Del Vicino È Sempre Più Verde?

 

  • Trama

 

Un docente di storia, vedovo di un'agente FBI, comincia a sospettare che i vicini di casa, un'apparente coppia tranquilla con un figlio, siano terroristi.

  • Recensione


Mark Pellington è un regista con un certo gusto e talento. Tra tutti spicca il film che girerà nel 2002, ovvero The Mothman Prophecies, forse ancora più bello o forse no, ma di certo più originale e con una colonna sonora strepitosa ed inquietante, (tra le mie preferite). Ma quella è tutt'altra storia e questa è un'altra recensione...

Pellington, stavolta giunto alla sua seconda regia, dirige un thriller: Arlington Road - "l'inganno".
Il film, dell'ormai lontano 1998, è liberamente ispirato all'attentato di Oklahoma City e vanta un cast di tutto rispetto (Tim Robbins, Jeff Bridges, Joan Cusack...).

Gli attori sono bravi, specialmente l'ambiguo Robbins ma credo che Bridges (che secondo me, rimane uno degli attori più in gamba degli ultimi anni), in alcune scene si sarebbe potuto impegnare di più.

La sceneggiatura di Ehren Kruger funziona, complice anche il fatto dei dialoghi socio- politici tra i protagonisti mai prolissi o estenuanti. Da notare anche l'ottimo montaggio curato da Conrad Buff IV, che conferisce il giusto ritmo al film,

la buona fotografia di Bobby Bukowski ed una scenografia capace di donare, insieme alla messa in scena, un’ aspetto visivo davvero apprezzabile, che a tratti addirittura colpisce. Bellissimi poi i campi lunghi e quelli totali.

Certo, forse il lungometraggio di Pellington appare un po' prevedibile, i tempi sono ottimi e se è vero che la tensione sale sempre di più ed esplode (in tutti i sensi) verso il cattivissimo finale, d'altro canto, si percepisce già dopo poco tempo dove andrà a parare il film (non che questo elemento comprometta l'intento finale dell'opera, sia chiaro).
La pellicola però è carica di scene e sequenze davvero degne di nota, tra tutte spicca l'inquadratura iniziale davvero memorabile con Il ragazzino ferito sulla strada che perde sangue. Bella anche la parte dell'incidente pianificato dell'auto...

Insomma, tutte scene dirette da un regista che sa far bene il suo mestiere, come di mestiere sono anche i bellissimi titoli di testa e la colonna sonora di Angelo Badalamenti, che come al solito dimostra di essere uno dei migliori compositori per colonne sonore degli ultimi anni.

Infine, anche il doppiaggio italiano risulta più che buono. 
Una critica realista al terrorismo, all'odio, al disprezzo, al fatto che l'apparenza spesso inganna; ricordando un'America che come sempre si propone verso misure politiche discutibili e talvolta ingiuste e dannose; pronta a puntare il dito su chiunque e a sfornare sempre più armi ogni giorno.

Un film davvero interessante. Critico. Sociale. Il tutto si chiude poi con un finale che, oltre ad essere inaspettato, risulta cattivissimo e pessimista fino al midollo.

Tirando le somme: una lunghezza generale di circa 118 minuti leggermente eccessiva e qualche momento incerto di Bridges, non minano in modo pesante il lungometraggio del regista statunitense. Seppur non siamo di fronte alle vette alte del capolavoro, resta il fatto che ci troviamo davanti ad un gran bel film nonché, sicuramente, ad uno dei migliori thriller/ gialli degli anni 90.

 

Da vedere e rivedere.

 

Voto 8

 

 

 

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