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Ordet

Regia di Carl Theodor Dreyer vedi scheda film

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La recensione su Ordet

di steno79
10 stelle

VOTO 10/10  Penultimo film di Dreyer, "Ordet" è un'opera di straordinaria maturità a livello formale e di grande risonanza espressiva. Tratto da un'opera teatrale del pastore protestante Kaj Munk e basato su un ritmo lento, ma senza mai risultare noioso, il film oppone il Verbo cristiano (la Parola del titolo, da intendere in un senso evangelico) alle contraddizioni di una religione che non riesce più a comunicare al cuore della gente e di un pensiero razionale ormai sterile, che non può nulla di fronte alla tragedia della Morte. Lo stile di Dreyer è certamente austero ed impegnativo, ma non cede praticamente mai al ricatto del teatro filmato nonostante l'ambientazione sia tutta concentrata nella fattoria della famiglia Borgen, come risulta anche dal dinamismo dei movimenti di macchina e dall'intelligenza dell'illuminazione e della composizione visiva. La scena finale della resurrezione di Inger è una delle più sconvolgenti e intense della storia del cinema, e aggiunge ulteriore forza a un film dalla bellezza misteriosa, quasi ipnotica, strutturato secondo un crescendo di tensione drammatica che si placa nella serena accettazione della volontà divina; tuttavia, è un film che per il rigore della sua scrittura può essere apprezzato anche da chi non è credente. Molto ammirato da Lars von Trier, che ha voluto rendergli una sorta di omaggio nel finale di "Le onde del destino", dove la fede produce ugualmente un miracolo, anche se il genio di Dreyer rimane ineguagliato. Nel '55 vinse il Leone d'oro a Venezia, un premio indiscutibile, e fu un successo sia di critica che commerciale in Danimarca.

 

scena

Ordet (1955): scena

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