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Dies irae

Regia di Carl Theodor Dreyer vedi scheda film

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La recensione su Dies irae

di teaestefano
8 stelle

Forse nessun altro film come questo suscita interpretazioni tanto diverse. Tra tutte le opinioni non ce ne sono due che si assomiglino, ancor meno a questa mia. Unico comune denominatore: il film è un capolavoro, e su questo sono assolutamente d'accordo. Come in molti film di Dreyer, sembra non succeda niente, invece l'azione si costruisce solida, tesa, e variegata. I problemi e le riflessioni poste dal film sono moltissimi e ognuno ci vede quello che ci vuole, a seconda soprattutto se è o no un cristiano (qual io sono). Io ci ho visto una storia di stregoneria, con vere streghe (naturalmente nella finzione del film), senza ironia o ambiguità in merito. Leggendo i commenti mi aspettavo di vedere donne innocenti accusate ingiustamente sull'onda della psicosi delle streghe. Invece no. La vecchia armeggia con strani intrugli di erbe e non nega di praticare l'esecrabile arte quando viene interrogata. Dice solo "Io strega?", ma non lo nega chiaramente. Poi protegge la defunta strega, quando non le costerebbe niente fare il suo nome. Inoltre muore maledicendo e predicendo la morte ad uno dei suoi accusatori (che si avvera). Molto problematico e combattuto il padre del ragazzo e giudice inquisitore, che si dibatte tra ipocrisia, favoritismi, menzogne e sensi di colpa. Sembra non essere d'accordo coi roghi, e condanna la donna contro coscienza, tanto più perchè sa di aver chiuso un occhio davanti ad una vera strega per sposarne la figlia. Ha sensi di colpa anche per averla sposata senza neanche chiederle se lo amava. Quanto alla moglie e figlia della strega, compare in scena come un'innocente e adorabile giovane donna, ma si rivela gradualmente come persona perfida e senza scrupoli, che non indugia davanti all'adulterio e trascina lo stesso figlio del marito a commetterlo. Quando confessa di desiderarne la morte, ha uno sguardo e un'espressione da far venire i brividi. Non ci sono ambiguità o senso di casualità nel suo desiderarne la morte e l'avvenire di questa, e lei sa che così è (altro che suggestione e sensi di colpa di altre opinioni). Davanti alla salma del padre il figlio si pente ed è tormentato da un rimorso (giusto e motivato, al di là dell'inopportunità di quel matrimonio) di cui forse non si libererà più. Grazie a questo, trova la forza di opporsi al fascino pervertitore di quella falsa santarellina. La donna alla fine confessa di aver desiderato e causato la morte del marito, senza torture e alla prima richiesta di farlo. Versa delle lacrime e mi spingerei a dire che si pente. Questa è la nota più positiva del film. La vecchia madre, per quanto poco simpatica, sembra essere l'unica ad aver riconosciuto la donna per quello che è, e dice anche che prima o poi il filgio avrebbe dovuto scegliere tra lei e Dio. Punto uno: il cristianesimo non è la religione che ci tormenta con inutili sensi di colpa (come sostiene la new age), ma l'unica religione che chiama bene il bene e male il male, e che ci spinge a pentircene quando lo commettiamo. Punto due: il regista definisce chiaramente la malvagità della giovane donna e mette apertamente questa in relazione alla defunta madre strega e alla morte del marito; è purtroppo vero che figli e figlie delle persone che praticano la magia hanno una forte predisposizione per il male, anche se sono pur sempre liberi di non commetterlo; la prima vecchia, se vogliamo, è un po' ambigua ma certo non buona. Punto tre: la critica non è al cristianesimo (qual era Dreyer) ma ad un certo modo di viverlo, di cui gli uomini stessi sono responsabili; viene criticata anche la meschinità di certi comportamenti umani, come quelli del padre. Quanto alla stregoneria, in quel periodo storico vi era di sicuro una psicosi collettiva, che può aver portato al rogo molte donne innocenti. Il bruciare vive le persone è certamente un atto da condannare, e credo si sia trattato da un eccesso di zelo e di una grave deformazione. Ciò prendeva però le mosse da una decisa condanna dell'arte della stregoneria, praticata allora come oggi, e forse oggi ancor di più. Oggi si è arrivati all'eccesso opposto: si chiama bene il male o lo si banalizza e relativizza. In quegli eccessi e in quella psicosi, si aveva però una nobile intenzione: salvare l'anima di quelle donne - vere o presunte streghe che fossero - dalla dannazione eterna, a cui portavano quelle pratiche (e portano tuttora). Film da vedere senza preconcetti anticristiani e anticlericali.

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