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Attacco al potere

Regia di Edward Zwick vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Attacco al potere

di ilcausticocinefilo
5 stelle

Se n’è inevitabilmente fatto gran parlare all’indomani dell’attentato alle Torri Gemelle, di questo modesto thriller che vorrebbe essere profondo e significativo, e che ci trasporta in un possibile “futuro distopico” ove la grandiosa democrazia americana pare quasi soccombere sotto gli irriducibili colpi di un manipolo di terroristi (SEMI-SPOILER: con la fortissima rappresentazione, tra le altre cose, di una New York posta sotto legge marziale FINE SEMI-SPOILER).

 

 

 

 

Le premesse, ed è ciò che può trarre in inganno, sono interessanti (intriganti, stimolanti) e avrebbero potuto regalare un film di ben altra statura, ma alla fin fine tutto si riduce ad un medio prodotto d’intrattenimento imbottito di stereotipi e di cliché. Si “risolleva”, almeno in parte, dal livello alquanto miserrimo di altra produzione di genere coeva, solo in virtù delle riflessioni che (non si sa fino in che misura volontariamente) si dimostra in grado di suscitare.

Con il suo mostrare, innanzitutto, il particolarissimo modo di ragionare degli strateghi americani che non si ritengono mai minimamente responsabili e che, soprattutto, considerano solo quella degli altri violenza e non la propria, non mancando tra l’altro di sottolineare come sia solo da detta violenza degli altri, dei nemici, che si genera altra violenza (e non, ancora una volta, dalla propria).

 

 

 

 

Va detto che nel film si fanno brevi accenni alla non proprio esemplare politica estera portata avanti spesso e volentieri dagli Stati Uniti, ma chiaramente non se ne traggono mai le dovute conseguenze, ed anzi si finisce ben presto per far affogare il tutto in una melassa appiccicosa e vischiosa di retorica e patriottismo sfrenato con la totale (voluta, ricercata) ingenuità del discorso di Hubbard che a quanto pare ritiene grave la pratica della tortura solo se perpetrata sul suolo patrio e che, soprattutto, miracolosamente riesce a “disarmare” il fanatico generale solo con l’unico, efficacissimo, ausilio d’una ridicolissima puntatina retorica sui valori perduti, la necessità di rispettare il “sacrificio degli avi” e di non trasformare quei naturalmente innocentissimi soldatini in “assassini” (se quest’ultima frase vi ha fatto sollevare un sopracciglio, non siete gli unici).

 

 

 

 

In ogni caso, del film rimane, come già notato da altri, un monito comunque alquanto importante che ci dice di come le persone si rendano propense ad accettare più o meno qualsiasi cosa, le più abbiette degenerazioni, se poste di fronte ad una paura reale o presunta o opportunamente ideata (a questo proposito, volendo lanciarsi nel giochetto a posteriori nel quale tanti altri si sono lasciati andare, verrebbe da richiamare alla memoria certi atti posti in essere dal governo Bush in seguito all’attacco dell’11 settembre, primo tra tutti il celebre “Patriot Act”).

E di questo Attacco al potere rimangono inoltre almeno un paio di scene dal sicuro impatto (ovvero, quelle dell’autobus e dello stadio adibito per l’occasione a campo di detenzione).

 

Alla fine, comunque, come si sarà ormai già intuito, “SPOILER”: a trionfare è la superiore tenuta dei granitici valori democratici americani (nell’ultima scena, banale e strappalacrime, a mancare sono soltanto le fanfare e l’inno di sottofondo e il quadretto alla Norman Rockwell in salsa cinematografica sarebbe completo) FINE “SPOILER”.

 

 

 

 

Dunque, non è poi niente di che questo The Siege (ovvero, L’assedio), nonostante molti siano rimasti, come già accennato, molto impressionati dalla a quanto pare “sensazionale preveggenza” dello stesso.

Tutto considerato, risulta difficile non concordare col laconico e centratissimo commento del Morandini, che a ragion veduta parla di un film “democratico, ma ipocrita e greve”. Bravi, comunque sia, gli interpreti (tranne Willis, Razzie docet).

E, forse, sottilmente ambiguo il titolo italiano (“Attacco al potere?” “Attacco all’impero?”…), per altro da non confondersi con quello della successiva quasi omonima (inguardabile) serie di film con protagonista Gerard Butler.

 

 

 

 

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