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La spada della vendetta

Regia di Luigi De Marchi vedi scheda film

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La recensione su La spada della vendetta

di mm40
2 stelle

Nella Milano del 1650 un reggente spagnolo, tale Giovanni di Mendozza, tiranneggia il popolo senza tanti scrupoli. Vuole anche per sè la bella e nobile Maria, che è però innamorata ricambiata del soldato Marco. Fra Marco e Mendozza sarà battaglia a viso aperto.

 

Una visione indimenticabile, quella de La spada della vendetta, ma certo non per meriti artistici: casomai per demeriti, tanti e spesso inesplicabili. Non si spiega infatti la sciatteria che ha accompagnato per mano il regista nella fattura di questa pellicola, fra dialoghi improponibili, scenografie dense di anacronismi (muri rifinitissimi di mattoni a calce in primis), costumi da trovarobato di terza mano di un teatrino di parrocchia, interpreti non sempre nel pieno controllo della situazione, scarso ritmo e via dicendo, per tacere chiaramente della storia, insulsa ai massimi livelli. La didascalia in apertura è involontariamente esilarante nella sua confusionaria tattica: incuriosire lo spettatore dichiarando che si sta per assistere a una vicenda realmente accaduta, narrata da un anonimo e che andava per forza messa in scena perché – testuali parole – “a noi è parsa molto bella”. Già il nome del cattivo, Giovanni di Mendozza (sic), non ispira simpatia né preannuncia granchè di buono; volendo mantenere questa suo malgrado buffa suspence con la trovata del manoscritto anonimo, non compaiono crediti di sceneggiatura nei titoli: ma non è difficile trovare il colpevole nel regista stesso. Luigi Demar, per esteso Luigi Latini De Marchi: chi era costui? Mestierante attivo nella serie Z del nostro cinema fra gli anni Cinquanta e la prima metà dei Settanta, De Marchi è qui alla quarta regia e dimostra in ogni modo le sue limitate capacità (figura anche come scenografo, en passant), che si associano d’altronde a una strenua volontà di arrangiarsi tipica dell’industria cinematografica del Belpaese di quel periodo. Nel cast i nomi maggiori sono quelli dell’americano Frank Latimore, Patrizia Luz, Gian Luigi Marianini e Franco Trompeo: niente da aggiungere. 2/10.

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