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Lucky Luciano

Regia di Francesco Rosi vedi scheda film

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La recensione su Lucky Luciano

di lamettrie
8 stelle

Un bel film, molto utile per capire la storia italiana. Il protagonista è considerato uno dei massimi rappresentanti della malavita di sempre. Un italiano, e questo può non stupire, data la compagnia di mafiosi in cui si trova lui, il Lucanìa; il che è già è motivo per riflettere e vergognarsi.

Il tema che qui viene svolto è chiaro, e appare di gran lunga il più convincente, nonostante le smentite di vari storici contemporaneisti, che sono in gran parte asserviti al potere (questi fra l’altro ricoprono quasi tutte le cattedre universitarie di storia contemporanea: si vada a vedere, sono in gran parte usciti dagli oratori, e dall’associazionismo cattolico comunque; poi dall’area Dc hanno visto le proprie carriere appoggiate dal Pd, sempre tra i più moderati, oggi). Dicevamo, il tema è questo: Lucky Luciano era un criminale orripilante, mandante dei più atroci delitti, responsabili dei traffici più delinquenziali e mortiferi, ma ciononostante è stato trattato con onore dagli Usa, dove lui crebbe a New York dall’età di 8 anni. Perché questo errore, quest’ingiustizia, un autogol che si sarebbero fatti gli Usa? In realtà non sarebbe un autogol: infatti nel ’43 gli americani avevano bisogno di vincere la guerra per aumentare il proprio controllo sul mondo occidentale, già iniziato con la prima guerra mondiale; e, dopo aver sconfitto i tedeschi in Africa, dovevano sbarcare in Europa. Lucky Luciano, il personaggio più potente della mafia, gli offrì la possibilità di passarvi senza problemi. In cambio avrebbe ottenuto una grande impunità per la mafia, negli Usa e in quell’Italia che da allora, ben 75 anni fa, è diventata a proprio danno una colonia americana, priva di una sovranità degna di tal nome. Questo sarebbe il primo dei crimini di stato (se pensiamo all’ultimo stato in cui l’Italia è capitata): ovvero di quei reati che lo stato compie, credendoli necessari per il proprio potere (mentre ovviamente non li si potrebbe mai commettere). Di conseguenza, per effetto domino, sono venuti tutti gli altri crimini di stato in Italia: gli americani hanno voluto che i politici di paesi e città appena liberate nel sud fossero solo mafiosi, che in effetti detenevano il massimo potere in loco, purtroppo, e gli americani (colpa che non si può negare loro) lo sapevano benissimo. Questo si vede benissimo nel potere che il mafioso Vito Genovese ha nel film a Napoli, dove tratta da pari a pari con l’occupante americano. Poi ciò è andato avanti, non a caso in Sicilia, con la strage di Portella della ginestra (che lo stesso Rosi spiega ne “Salvatore Giuliano”), e con tutta la lotta antisocialista (con cui il potere fascista ha dimostrato di essere continuato, sottotraccia, nello spirito), in un infinita serie di atti che costellano tutti i nodi cruciali della storia italiana; nodi che qui non si riprendono, ma di cui bisogna dare atto di mostrare il peccato originale a quel Francesco Rosi che è anche autore di soggetto e sceneggiatura. Il quale mostra tutta la sua maestria nel lumeggiare i gangli vitali della storia italiana, quella occultata volutamente e, e quindi quella più importante da conoscere: quella che i libri di storia e i giornali non hanno voluto raccontare nella verità, a causa del servilismo dei loro autori; quella verità che però rende un film come questo un vero brano di libro di storia.

Non a caso, l’indagine su Lucky Luciano, o su Mattei, o quella sui delitti di stato e di mafia che s’intrecciano (in “Cadaveri eccellenti”), vengono dopo l’ondata di richiesta di verità degli anni successivi al ’68 (ricordando che comunque anche prima il regista partenopeo aveva messo in scena dei lavori eccellenti).

Tecnicamente il film è ottimo, pur con qualche pecca: l’eccessiva ridondanza su certi aspetti, una certa lentezza ed eccessiva lunghezza. Ma Volontè recita benissimo, come sempre. La fotografia è splendida, così come la sceneggiatura. Soprattutto, questo film del ’73 appare un gangster movie da manuale, di quelli cui forse si sarà ispirato Scorsese, guardando la mafia dal di dentro.

A metà tra documentario e finzione: ma il fondo della storia appare quello vero. Un documentario espresso in un linguaggio cinematografico di alto livello. Una rarità.

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