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Non odiare

Regia di Mauro Mancini vedi scheda film

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La recensione su Non odiare

di pippus
7 stelle

Si, ieri pomeriggio con uno dei miei figli ho optato per questa scelta.

Non riporterò la trama in quanto ampiamente reperibile sia sulla scheda del film che su altri siti.

Avevo letto opinioni contrastanti ma è prevalsa, come sempre mi capita, la curiosità di vedere per l’ennesima volta come vengono affrontate le delicate tematiche legate al fanatismo antisemitico.

Premetto, non ci troviamo di fronte a un capolavoro sia dal pdv della recitazione che delle scelte tecnico/registiche (aspetti che definirei senza lode e senza infamia), ma non sono certamente queste le peculiarità della pellicola. È mia convinzione che altre priorità potrebbero indurci a non essere troppo prevenuti nel commentare questo lavoro di Mancini; lavoro che tra l’altro prende spunto da una vicenda realmente accaduta in Germania pochi anni fa quando un chirurgo ebreo, restio a effettuare un intervento su un paziente la cui cute esibiva una svastica nazista, chiese e ottenne di essere sostituito da un collega.

Alessandro Gassman

Non odiare (2020): Alessandro Gassman

“Non Odiare” , oltre al titolo del film, indica l’”imperativo” che le due linee di pensiero presenti si ritroveranno gradualmente a dover percorrere, non in quanto “guarite” miracolosamente dall’odio - per l’una razziale e per l’altra viscerale -  quanto per l’imperscrutabile disegno del destino che a volte soverchia ogni nostra convinzione determinandone, nel bene e nel male, l'inatteso capovolgimento.

Poco dopo l’incipit, relativo all’incidente con conseguente pseudo soccorso di Simone, la regia propone - e se ne dedurrà il motivo - altri fotogrammi in linea con la pettoruta svastica, ovvero l’abbaiare ringhioso e collerico di un poco rassicurante pastore tedesco, spauracchio di un altrettanto terrificante abbaiare che tutti noi di certo conosciamo avendolo visto e sentito - buon per noi - non dal vivo ma attraverso documentari e filmati d'epoca ecc, oppure , con ancor maggiore coinvolgimento, dal resoconto diretto da parte di una delle ultime testimoni rimaste: la senatrice Liliana Segre (della quale non a caso Simone condivide il cognome).

Già, ma, nel corso della visione, allo spettatore attento non sfuggirà la sottile metafora insita nella progressiva metamorfosi comportamentale dell’inquietante quadrupede quando questi, esattamente come i protagonisti bipedi, conosciuto a fondo quello che prima era considerato un minaccioso estraneo, inizia gradualmente un viraggio che lo condurrà verso un atteggiamento ben diverso da quello inizialmente ostentato. Atteggiamento che gli altri comprimari della metafora, in primis Simone, e ancor più Marcello, non avrebbero mai ritenuto possibile si potesse realizzare.

Mancini dipinge una realtà a tinte fosche, plumbee e nebbiose, tendenti al grigio scurissimo nelle sue varie gradazioni, fino al nero. Ma il nero è anche il colore delle pompe funebri il cui patron, indirettamente e paradossalmente, innescherà la graduale evoluzione di Marcello, il quale si ritroverà suo malgrado a interagire con uno dei suoi tanto odiati giudei. Ma proprio questi, Simone, coadiuvato da Marica - sorella di Marcello ma dotata di tutt'altro senno -  favorirà quasi inconsapevolmente il “viraggio” del fanatico camerata il quale, progressivamente e spontaneamente, avvertirà una tenue ma progressiva lucina tanto flebile quanto essenziale per quella rilettura ideologica che gli consentirà comunque una soluzione, seppur non indolore, attraverso l’elaborazione di una colpa grave: l’omicidio del nazi bastardone senza scrupoli, quello che lui pensava essere uno stinco di santo ma che, con delusione, aveva a sue spese ben compreso trattarsi di un vile strozzino! Per di più uno strozzino affetto da quella meschina viltà che lui per primo (lo strozzino) con tutti i compari, Marcello compreso, andava accusando essere prerogativa degli Ebrei.

Alessandro Gassman, Sara Serraiocco, Luka Zunic

Non odiare (2020): Alessandro Gassman, Sara Serraiocco, Luka Zunic

Mah, che dire? Intanto di questi tempi, vista l’ignoranza dilagante in non pochi contesti, una spolveratina sulle tematiche in oggetto non credo sia male. Consiglierei certamente la visione nelle scuole superiori (e, anche se ormai in congedo, inizierò dal mio ex liceo) in quanto l’età di Marcello e di sua sorella Marica non si scostano troppo da quella degli studenti.

Un appunto estemporaneo su una frase riportata sulla scheda del film: “Marica busserà alla porta di Simone presentandogli inconsapevolmente il conto da pagare”. Questa asserzione mi lascia in parte perplesso: vero che Simone è vittima del rimorso per non aver tentato di salvare il padre dei ragazzi - omettendo il particolare ai due - (certamente la frase in oggetto allude al mancato soccorso), ma il “conto da pagare” si potrebbe intendere altresì a ruoli ribaltati. Anche Marcello infatti, dopo essersi macchiato delle assurde azioni dettate dal suo ignorante fanatismo, si ritrova sanguinante a casa di Simone. E non solo, grazie alle capacità, e a mezzo del sangue di quest’ultimo,

(paradosso maximum) riuscirà a salvare la pelle e a “pararsi le chiappe” evitando il carcere. In ultima analisi, anche quello pagato da Marcello non parrebbe essere stato un "conticino" troppo leggero!

Finale aperto ma con confortante (nonché incoraggiante) capigliatura “no-nazi” di un novello meccanico in quel di Lisbona!

(Evito spoiler, quindi lascio alla visione del film il riferimento a quest'ultima frase).

 

 

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