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Guida romantica a posti perduti

Regia di Giorgia Farina vedi scheda film

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La recensione su Guida romantica a posti perduti

di gaiart
5 stelle

Maurice è un dolce vecchietto, incanutito, razza: Golden Retriever. Indubbiamente appare il cane più infelice e depresso della terra, di sicuro ottimo attore, non un attore "cane" come molti altri. Abbandonato, mogio, spesso dimenticato in giro, osserva silente e rassegnato il suo padrone devastarsi dall'alcool; il bel Clive Owen, nei panni di un g

THE "WORST" OF BENNO

 

Maurice è un dolce vecchietto, incanutito, razza: Golden Retriever. Indubbiamente appare il cane più infelice e depresso della terra, di sicuro ottimo attore, non un attore "cane" come molti altri. Abbandonato, mogio, spesso dimenticato in giro, osserva silente e rassegnato il suo padrone devastarsi dall'alcool; il bel Clive Owen, nei panni di un giornalista inglese in Italia, protagonista del programma tv: The best of Benno, che dà il invece il peggio di sè. Non solo al cane.

 

Benno abbandona Maurice da solo, si ubriaca, fa incidenti, lo perde, lo ritrova e Maurice zitto, incassa e soffre.  Bere è una scusa, un diversivo per ingannare se stesso e far finta di avere una vita normale, piena da affermato e noto giornalista, ma qualcosa anzi molto, non va. D'altro canto si dice " si è annebbiati dall'alcool" proprio perchè chi ne abusa ha difficoltà ad affrontarsi e tende a vivere in una perenne "nebbia" emotiva.

La pellicola solleva un tema interessante, gli abusi, le false verità, ha buone intuizioni, ma viene sviluppata male, risulta lenta, quasi senza un senso compiuto.. L'abbruttimento dell'essere umano - pensa Maurice, forse è questo che la regista voleva mettere in scena, ci si domanda tutti.

Di conseguenza il titolo Guida romantica a posti perduti cosa c'entra? Oltre a portare fuori tema ci si chiede che senso abbia un viaggio tra due da curare e in fuga da se stessi, soprattutto.

L'aggettivo romantico poi è totalmente fuori luogo: non è romantico Benno verso la moglie francese, non è romantica la Trinca verso il suo insulso e inconsapevole fidanzato più giovane, non è romantica la Trinca verso il fragile Benno e non è romantico Benno verso il cane. Non sono romantici nemmeno i luoghi che vengono decantati.

 

Proporrei una mozione in parlamento per l'abolizione dell'aggettivo dal titolo.

 

Che cosa allora voleva essere questo film? A chi voleva essere di aiuto? Un road movie, una tragedia, un dramma, o un incontro di anime con del sentimento che stenta a decollare? Note sulla direzione attoriale: dove ci sono attori grandiosi come Owen e Jacob, che risultano credibili, i ruoli ci sono e le performances pure. Con la Trinca  e Carpenzano, macchiette di se stessi e del loro ruolo no, non ci siamo.

E, come al solito, il divario, la sofisticazione tra estero e Italia: tra Inghiterra, patria di Shakespere che ne condiziona i geni e Francia porto di attori, meravigliosi, naturali, liberi, cozza con tentativi amatoriali italici.

 

 

Never say die è il nome profetico del pub inglese dove Benno sputa sangue dalla bocca prima nel fazzoletto e poi nel lavandino dei bagni. Ha un cappello da ladro che non si toglie mai e, mai, sembra intenzionato a prendere consapevolezza di se stesso.

 

Il film ha un'energia fratturata come quella di Maurice che è il cane più depresso del mondo. E come quella dei suoi due protagonisti: scissi, inconsapevoli, fragili e perduti che compiono un viaggio inutile in posti isolati, abbandonati, forse interessanti che comunque non sanno capire.

La Trinca perchè non scende nemmeno dalla macchina e Owen perchè "trinca" troppo. La tematica ha a che fare con l'alcolismo subdolo e nascosto, con la menzogna innanzitutto verso se stessi di coloro che abusano: nel caso di Owen dell'alcol e della pazienza della moglie infermiera, sofisticata e brava  Irène Jacob; nel caso della Trinca, di pastiglie e antidepressivi e della inconsistenza del suo personaggio nonchè fidanzato.

 

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