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Assandira

Regia di Salvatore Mereu vedi scheda film

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La recensione su Assandira

di reginaldo18
10 stelle

Assandira è insieme rappresentazione tragica ma anche filosofica e poetica del dramma che l'essere umano vive nel suo rapporto inscindibile con la natura. La Sardegna è per Salvatore Mereu un teatro esemplare di questo conflitto. E pone gli spettatori di fronte alla necessità di scelte, autentiche e urgenti, sul futuro dell'uomo.

Con Assandira, ispirato ad un bellissimo romanzo dello scrittore e antropologo Giulio Angioni, Salvatore Mereu ripropone temi a lui molto cari, che rimandano alla natura - cultura intima e antica dell’isola e al rapporto senza tempo, di amore e tormento tra questa e i suoi abitanti. Il personaggio centrale, Costantino, interpretato da un ottimo Gavino Ledda, irrompe subito sulla scena esibendo i tratti di un’autentica, tragica umanità. Costantino, personaggio shakespeariano, devastato nel corpo e nell’anima dal rimorso per la morte del figlio in un terribile incendio che ha distrutto in una notte il suo agriturismo, vaga dopo una notte insonne tra le rovine e dialoga con se stesso e con i carabinieri accorsi dopo la tragedia. Sembra vaneggiare ma il suo eloquio è lucido e rivela gradualmente le pieghe essenziali di un dramma insanabile. Costantino vittima di un lacerante conflitto tra il mantenersi aggrappato alle sicurezze offerte dal suo antichissimo mestiere di pastore e le richieste impetuose (e impietose) del figlio, che vuole trasformare il suo spazio di vita quotidiana in un moderno agriturismo, ha ceduto infine, pur con grande sofferenza, alle lusinghe di un facile e rapido arricchimento. Andando così incontro ad una sorta di nemesi, per aver abbandonato la sacralità di valori da sempre condivisi. 

La grandiosità tragica del protagonista sembra racchiudere e impersonare la stessa isola:  una Sardegna che, vittima designata di un individualismo cosmico e di un facile consumismo, convive da troppo tempo, come una sorta di schizofrenia, col dramma di dover costantemente e contemporaneamente sostenere e negare la propria identità. L’esito del conflitto rimane aperto, non certo segnato da un ennesimo immane rogo sacrificale. Salvatore Mereu non da risposte, ma pone con i suoi film interrogativi cruciali sul nostro destino, quindi sulle nostre scelte, sempre più urgenti, di donne e uomini, che di tutto possiamo liberarci tranne che dal legame indissolubile con una grande madre che da sempre dà l’unico vero significato alla nostra esistenza.

 

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