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La congiura dei Boiardi

Regia di Sergei M. Eisenstein vedi scheda film

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La recensione su La congiura dei Boiardi

di OGM
10 stelle

Rispetto a Ivan il Terribile, questa seconda parte della storia rappresenta l’iconoclastia cinematografica dell’autorità: all’inizio del film lo zar appare invecchiato e indebolito, facilmente influenzabile e addirittura ridotto ad oggetto di scherno. La sua figura è al centro di uno spettacolo di caricature, tra i boiardi dai tratti abnormi e grotteschi, il suo servitore Matiula assimilato ad un cane, e il suo ex amico Kolichev ammantato del falso potere di una Chiesa ormai corrotta fino al midollo (Ivan si diverte a pestare il lunghissimo strascico della sua tonaca di abate). In un gioco di travestimenti, che si svolge in parte per finta, sulla scena, e in parte nel mondo reale, la politica assume più che mai la forma di un intrigo di corte, in un ambiente che ha perso ogni regalità, ed è sconquassato dalla collera e dalla concitazione. I princìpi sono morti, perché il destino della Russia è legato alla sorte di una guerra infame e fratricida, senza esclusione di colpi, e scatenata dalla sete di potere. L’ingegno è ormai l’unica arma di cui Ivan disponga per scongiurare il complotto ordito contro di lui dall’entourage di Efrosinia Staritskij, già assassina di sua moglie Anastasia, che ora punta ad aprire al figlio Vladimir la strada del trono. Il film è spiccatamente machiavellico, come lo è la sua conclusione, che, in nome della patria Russia, inneggia al fine che giustifica i mezzi; ed il suo impianto altamente articolato consente ad Ejzenstejn di inserire tanti pezzi di ottimo cinema, realizzando un vero e proprio varietà del grande schermo, che spazia dal genere comico al musical, mantenendo sempre in primo piano il gusto per il ritratto e per la coreografia. La congiura dei Boiardi è, nella sua disinvolta complessità, un’eccellente chiusa dell’opera di questo autore. Sembra, infatti, lo sfogo finale di una passione, per tanti anni messa disciplinatamente al servizio dell’estetica e dell’ideologia, che trova ora una brillante via d’uscita:  un educato divertissement che rompe le righe, senza con ciò perdere neanche un grammo di rigore e di coerenza.

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