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Outside the Wire

Regia di Mikael Håfström vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Outside the Wire

di alan smithee
3 stelle

NETFLIX
"Harp hai appena salvato il mondo"
I soldati di oggi, e di un prossimo domani, combatteranno le loro guerre permettendosi il lusso di rientrare ogni sera a casa come ogni ordinario lavoratore dipendente che si sposta dall'ufficio alla propria abitazione.
Ma le decisioni che i protocolli di intervento suggeriscono, ma la cui decisione finale compete sempre a colui che ha l'incarico di schiacciare il bottone che attiva il missile programmato a distanza, rimangono ad esclusivo appannaggio della coscienza di chi si trova incaricato di gestire la singola missione.
In una di queste il tenente Thomas Harp sacrifica due reclute per salvare qualche altra decina di militari del medesimo plotone.
Una decisione che viene considerata azzardata e provoca al militare un richiamo, ed una nuova assegnazione al servizio del granitico capitano Leo, un droide dall'aspetto completamente umano specializzato ad occuparsi di missioni addentro le linee nemiche.

Ci troviamo in un 2036 ove le guerre vengono combattute sul campo anche da robot precisi ed infallibili chiamati Gump, ed i soldati sono per lo più destinati ai ranghi di una guerra digitale non meno fondamentale dell'azione in prima linea riservata di preferenza alle macchine. Gli scontri coinvolgono una nuova contesa tra Ucraina e Russia, entro la quale gli Usa intervengono come nazione coinvolta a riportare la pace… a suon di missili ed esplosioni.
La punizione inflitta ad Harp lo trasforma da soldato digitale a militare sul campo, in quanto il collega e superiore di cui sopra lo porta per la prima volta ad esporsi fisicamente in un contesto di linee nemiche concreto e infuocato.
Ma l'infallibile macchina saprà sempre dimostrarsi all'altezza di saper gestire la situazione, o tenderà ad agire secondo un raziocinio che rifiuta di prendersi cura della problematica prettamente morale ed umanitaria?

Il film tenta di addentrarsi, tra una scena d'azione e un'esplosione dopo l'altra, in tematiche a sfondo morale che tuttavia si dimostrano male assemblate in un contesto tutto sovraeccitato e manierato che il racconto si porta con sé, dando vita ad uni spettacolone tronfio piuttosto monocorde in cui le sorprese e i cambi di registro tra buoni e cattivi risultano posticci e piuttosto mal assemblati all'interno di uno spettacolone superficiale e spesso indigesto, che spazia tra location disparate e troppo poco conciliabili una con l'altra, e che scorrono in successione senza che la narrazione si ponga mai un problema sulla eventuale credibilità dei vari sfondi presentati in sequenza, come se nulla fosse.
In regia ritroviamo lo svedese da anni "americanizzato" Mikael Hafstrom, che con questo film si conferma niente più che un mero, seppur tecnicamente impeccabile, esecutore di blockbuster pianificati in modo seriale e senza troppe pretese artistiche.
Tra gli interpreti spicca il marvelliano e sempre dinamico Anthony Mackie nel ruolo dell'enigmatico ufficiale-macchina che sfiora la perfezione, oltre che l'umanità, mentre Harp è interpretato dall'ancor poco noto giovane attore di colore Damson Idris.
 
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