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La prima notte di quiete

Regia di Valerio Zurlini vedi scheda film

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La recensione su La prima notte di quiete

di tafo
8 stelle

Nebbia Rimini e Zurlini

Il come conta più del cosa in questo racconto decostruito fino allo sfinimento. Il corpo del cinema del melodramma rimane senza sangue nella sua angoscia perenne di una vita senza quiete. La nebbia non avvolge più i ricordi felliniani ma accompagna la malinconia del professore Dominici chiamato a sostituire un collega infortunato in un liceo di Rimini. L’adriatico d’inverno è solo il grigio amplificatore micidiale della sopravvivenza del nostro insegnante di storia dell’arte. Nella provincia di Zurlini non possono mancare bacco, tabacco e venere solo che i vitelloni del nostro passati attraverso il sessantotto sono molto più cinici e disincantati, non hanno nulla da perdere anche se vincono. Due occhi belli possono fare la differenza, far scattare qualcosa nella testa di un uomo che ha bisogno di credere nella grazia salvifica. I due amanti sono molto simili hanno molto passato, poco presente e nessun futuro. Lei potrebbe pagare i conti con la sua vita sposando un uomo che non ama ma  che può dargli una nuova verginità agli occhi dei concittadini, per lei l’amore  è un lusso che non può permettersi in una famiglia e in un ambiente malati. Lui intrattiene  con la moglie un rapporto con poche responsabilità coniugali e molta durezza ma  in fondo si  vogliono bene, entrambi capaci di tradirsi  ma incapaci di lasciarsi. Film durissimo che non fa sconti dove tutti sanno e nessuno dice e l’amore e la bellezza non hanno asilo. Melodramma che spoglia i corpi per guardare le anime.  L’alta pressione non è solo atmosferica ma anche esistenziale dove la consistenza della carne svanisce e l’erotismo scolora. Film ambiguo dove  un carnefice può diventare vittima e un ateo può morire in una famiglia cristiana perchè la vita è una continua ricerca di un’emozione che non arriva. Opera d’arte con opere d’arte tra il Fellini senza sogni e un Germi tutto incubi.  

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