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Confessione di un commissario di polizia al procuratore della Repubblica

Regia di Damiano Damiani vedi scheda film

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La recensione su Confessione di un commissario di polizia al procuratore della Repubblica

di zombi
7 stelle

il commissarrio e il magistrato sono nel punto esatto in cui il sindacalista è stato gettato di sotto dagli sgherri di Lomunno. il commissario ha raccontato la storia del sindacalista morto ammazzato in uno dei momenti più deboli del film, presi dall'enfasi di giustizia, regista e sceneggiatori si sono fatti prendere la mano da un eccesso di didascalismo morale e dottrinale. però subito dopo c'è una delle scene più belle e incisive del film e di sempre, quando il commissario insegna al magistrato cosa vuol dire GIUSTIZIA quando si ha a che fare con la MAFIA  e il POTERE POLITICO. il magistrato giovane e puro crede fermamente e ciecamente nella giustizia e non concepisce nulla che si raggiunga al di fuori di essa, nemmeno se a fin di bene. il commissario, più anziano ed esperto, e soprattutto cresciuto anche professionalmente in terra di mafia, gli sta insegnando che purtroppo per combattere un malavitoso inserito nel sostrato sociale e protetto dai poteri politici conniventi, l'unico modo è quello di combatterlo con le sue stesse armi. ovviamente anche il commissario conosce il significato di giustizia, ma di fronte alle molte ingiustizie a cui ha dovuto assistere, reagisce nell'unico modo che gli rimane, messo al muro dalle leggi dello stato che il magistrato fa applicare. ed è lo sguardo finale tra il magistrato TRAINI e il procuratore distrettuale MALTA a ridisegnare tutta la storia per un nuovo inizio. TRAINI  ora non è più sprovveduto. grazie alle confessioni del commissario di polizia BONAVIA ha imparato a vedere come stanno le cose sotto lo strato superficiale di quello stesso intonaco di cui era fatto il tribunale di IN NOME DEL POPOLO ITALIANO, tra l'altro dello stesso anno. GORA dal basso cambia la sua espressione mirabilmente mentre ficca gli occhi in quelli resi sicuri di NERO che invece lo guarda dall'alto, in una sorta di battaglia vinta in una guerra che ancora non conosce la parola fine. solido film di denuncia con due protagonisti agguerriti e uno stuolo di caratteristi e facce da urlo, con CLAUDIO GORA in testa.

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