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Confessione di un commissario di polizia al procuratore della Repubblica

Regia di Damiano Damiani vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Confessione di un commissario di polizia al procuratore della Repubblica

di mmciak
8 stelle

"Confessione di un commissario
di polizia al procuratore della Repubblica"
diretto nel 1971 da Damiano Damiani,devo dire che è splendido.

La storia si svolge a Palermo e racconta
il Commissario Bonavia induce,
sotto la minaccia di un ricatto,
a dimettere dal manicomio della
città il pregiudicato Michele Li Puma;
e lui lo fa perché sa che ha antico rancore nei
confronti di Ferdinando Lomunno,un noto costruttore,
stimato nella comunità e con amicizie politiche influenti,
però è un colluso con gli ambienti mafiosi,
che non è mai riuscito ad incriminare.

Questo però causa un massacro di grosse proporzioni
e viene incaricato nelle indagini il Sostituto Procuratore
della Repubblica Traini il quale viene messo immediatamente
al corrente dal commissario dei
rapporti intercorrenti tra Li Puma
ed il costruttore e le conoscenze e le amicizie che quest'ultimo
ha in seno alla politica ed alla pubblica amministrazione.

Allora Traini e Bonavia cominciano a studiarsi e dove
nasce un ostilità tra di loro,perché con diverse ideologie
sulla giustizia.

Il Film prodotto dalla Euro International Film
e la Explorer Film '58,ed è l'11° Lungometraggio
di Damiano Damiani,famoso per i suoi lavori
miscelati con l'impegno civile e i Film di genere,
e anche questo è sulla stessa linea.

Infatti fa svolgere la vicenda a Palermo,
dove Lomunno,un costruttore corrotto e corruttore
con amicizie influenti è il Re della città,
e indagano un Commissario e un Procuratore,
che sono amici-nemici che cominciano anche
indagare tra loro per le loro ostilità,e per la
presunta fissazione che ha il commissario
appunto sul Re.

Quello che colpisce e per gli argomenti che affronta
che sono di attualità e anticipa anche clamorosamente
l'indagine della trattativa Stato-Mafia,in una scena dove si vede
il telegiornale,con delle stoccate pesanti alle istituzioni
e alla giustizia che non funziona.

Il regista all'inizio ci fa entrare nella vicenda
incentrando prima su Lomunno
e i rapporti che ha con i pezzi grossi politici,
con il rapporto che ha Bonavia che vuole
incastrarlo a tutti i costi,e poi quando arriva
il Procuratore Traini cambia e va tra i rapporti
tesi tra di loro e le diverse ideologie sulla giustizia,
e si mettono a indagare tra di loro,ma presto
cadranno i castelli a Traini e dovrà ragionare con
il Commissario.

Questo lo realizza con un atmosfera esasperata e
in quel periodo critico che si viveva allora,
con l'abuso edilizio,il rapporto affari-politica
che furoreggiava e il voto di scambio,e
durante la visione ti accorgi
che non è cambiato molto da allora.

L'unica cosa che non approfondisce il regista è
proprio la lettera di confessione del Commissario
quando lo sospendono perché si siede e la legge
da solo,anche se capisci lo stesso
i suoi intenti che è di uccidere Lomunno,
e cade su una scena un po troppo falsa
per com'è girata,ed è un peccato perché
è una Clou.

Le scene che mi sono rimaste impresse
sono:
1) quando Lomunno dopo l'incontro
con Traini ha una accesa discussione con
il suo Avvocato e l'onorevole,

2)la prima sparatoria con pallottole
e violenza a raffica.

3)del Commissario e il Procuratore
discutono tra loro e si fanno accuse
a vicenda,con dietro il panorama
Siciliano dove gli racconta che hanno
ucciso un ragazzino buttandolo dalla
montagna che è molto forte.

A interpretare i due ci sono i memorabili
Franco Nero e Martin Balsam,che sono
in stato di grazia e si identificano al ruolo
in modo "carnale",e poi figurano:
Marilù Tolo-Claudio Gora-Luciano Lorcas-
Giancarlo Prete-Arturo Dominici-Michele Gammino-
Adolfo Lastretti-Nello Pazzafini-Calisto Calisti-
Wanda Vismara-Adele Modica-Dante Cleri-
Roy Bosier-Giancarlo Badessi-
Filippo De Gara-Giuseppe Alotta-
Paolo Cavallina e Gianni Palladino.

Invece nel reparto tecnico segnalerei
la Fotografia di Claudio Ragona,
le tese musiche del Maestro Riz Ortolani
e le scenografie di Umberto Turco,
che rendono una buona e efficace
messa in scena.  

In conclusione un buon Film,
che nonostante ha più di 40 anni
è terribilmente attuale,per gli intrighi
politici che argomenta,e ti accorgi
che nel nostro belpaese poco è cambiato,
e Damiani esaspera il tutto creando un
clima di tensione,anticipando quello
quello che sarebbe diventato il Palazzo
di giustizia a Palermo negli Anni successivi,
ed a uno scontro tra
due poteri che fanno emergere
delle stoccate verso la giustizia che
non funziona e le istituzioni assenti
contro la mafia perché ormai collusa
con essa in modo cronico,per un finale
che all'inizio ti fa rimanere interdetto perché
non capisci,ma poi dopo realizzi gli intenti
di Traini di non fermarsi davanti a nulla,
anche se va molto a interpretazione,
insomma ti fa riflettere molto e
colpisce il bersaglio.

Il mio voto: 7,5.

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