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Occhio per occhio

Regia di Paco Plaza vedi scheda film

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La recensione su Occhio per occhio

di Furetto60
6 stelle

Torbido "Revenge movie" con sfumature "crime" Buona la prova attoriale di Luis Tosar

Un anziano e malconcio "Signore della droga", tale  Antonio Padín, viene scarcerato a causa delle sue gravi condizioni di salute, peraltro ancora lucido e spietato, dispone telefonicamente attraverso un curioso codice, della brutale esecuzione di un collaboratore inaffidabile. Tuttavia invece di rientrare a casa sua, preferisce farsi ricoverare in una casa di riposo, per evitare di andare a convivere con i suoi due figli Toño e Kiko, delinquenti balordi, dei quali non si fida minimamente. Nella struttura ospedaliera, Padín viene affidato a Mario, capo infermiere, bravo e meticoloso, che vive in un piccolo paese sulla costa galiziana, affettuoso marito, è prossimo a diventare padre e sembra prendere particolarmente a cuore il nuovo paziente. I due figli di Padín, in nome e per conto del padre, che invece accortamente si era sottratto, chiudono un accordo per un grosso affare con dei partner colombiani, ma il fallimento dello scambio di droga, farà arrestare Kike, in più lascerà ai fratelli, un grosso debito con i feroci trafficanti colombiani, truffati anche loro dagli acquirenti cinesi. Le cose prendono una brutta piega e le preghiere del figlio Tono al padre affinché intervenga per saldare il debito, restano inascoltate dallo sprezzante e cinico genitore, del tutto sordo al richiamo del sangue. Tono e Kiko perdono la testa, commettendo un errore dopo un altro, in una escalation, che non può che avere un solo epilogo. Nel frattempo Mario che ha un conto in sospeso col vecchio boss, indiretto responsabile della prematura morte del fratello, prima coinvolto nel suo cartello criminale e poi morto per overdose, sta dispiegando la sua vendetta, servita fredda e lentamente. "Quien a hierro mata" è l'incipit di un proverbio spagnolo equivalente al nostro "chi di spada ferisce, di spada perisce", in pratica l’antica e mai andata fuori moda “legge del taglione”. La pellicola racconta infatti una storia di sottile e meditata vendetta, maturata nei recessi di una mente morbosa e malata. L'aspetto mite dell'uomo nasconde un animo tormentato e rancoroso. Mario è il classico “acqua cheta”, affidabile come persona e professionista, ma logorato e dilaniato nel profondo dal bisogno di rimettersi in pari con la giustizia, ha deciso di ripagare il vecchio con la stessa moneta. Infatti le condizioni di Antonio peggiorano giorno dopo giorno, perché Mario di nascosto gli somministra quotidianamente una velenosa droga. In questa diabolica e criminale routine, sta il senso di un film che non ha alcuna pretesa di stupire lo spettatore, ma la voglia di condurlo attraverso una strada più che prevedibile. Ogni azione del protagonista ha una sua conseguenza, come nella terza legge della dinamica, che stabilisce che a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, cosi gli eventi procedono seguendo una catena di causa ed effetto ineluttabile. Tutto franerà come ci si aspetta. Film cupo e ansiogeno,dalle atmosfere torbide, costantemente attraversato da pulsioni di morte. Luis Tosar, interprete di Mario si dona all’obiettivo senza limiti di posa, pronto a farsi scrutare e studiare dallo spettatore, che cerca di districarsi, nel turbinio intimo che lo anima. Mario è da sempre particolarmente legato alla famiglia e al suo lavoro, ma l’opportunità di riscattarsi dei torti subiti direttamente sul corpo del proprio carnefice è un’occasione troppo ghiotta per lui, difficile conciliare tutte le sue aspirazioni, di tranquillità familiare, di etica professionale e di vendetta. La sceneggiatura di “Occhio per occhio” è puntuale e forse anche scontata, come se il destino di Mario e Antonio fosse già scritto e inevitabile, senza possibilità di redenzione o di fuoriuscita. Tuttavia gli ultimi minuti sorprendentemente micidiali e cattivi fanno la differenza e alzano il livello globale del film

 

 

 

 

 

 

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