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La terrazza

Regia di Ettore Scola vedi scheda film

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Carlo Ceruti

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La recensione su La terrazza

di Carlo Ceruti
8 stelle

E' un ritratto grandissimo, impietoso, arcigno, cinico e sarcastico di una classe sociale e di un'epoca in crisi.

In una terrazza romana si alternano le vicende e le disgrazie di cinque borghesi ricchi ed anzianotti.

Innanzitutto bisogna dire che è interessante lo schema narrativo de La terrazza, cinque episodi che iniziano ogni volta dallo stesso punto di partenza (la terrazza romana) e che tra loro s'incrociano. E' un ritratto impietoso, arcigno, cinico e sarcastico di una classe sociale in crisi, di uomini di mezza età ancorati ad un passato glorioso e che non riescono ad integrarsi con l'Italia che cambia, di un intellettualismo di sinistra prigioniero di schemi ideologici abusati che ormai si stanno infrangendo di fronte al presente. E' impietoso sì ma in fondo quasi tenero, Scola prova tutto sommato pietà per questi poveracci. Si narrano quindi le vicende di questi cinque disgraziati in modo ironico o si narrano in modo tragico le vicende di cinque personaggi ridicoli? In un certo senso, La terrazza può essere considerato la morte della commedia all'italiana. C'è dell'umorismo ma il tono del film è amarissimo, come a dire che su certe cose ormai non si può più scherzare se non in modo terribilmente caustico perché è impossibile non vedere il dramma che le circonda, come se le contraddizioni che l'Italia degli anni sessanta aveva a lungo covato fossero venute fuori di colpo, come se un'epoca e le persone che la abitavano fossero morti. I personaggi principali, invecchiati, disillusi, ingrassati ed un po' esauriti rappresentano proprio questo.

E' un po' discontinuo, ma nel complesso la pellicola funziona bene. Dei cinque episodi, quello che più mi ha colpito è quello dell'integerrimo, anziano e sposato funzionario del PCI, interpretato da Gassman, che si innamora di una donna giovane. Il grande Vittorio ci regala un'interpretazione gigantesca e sofferta; il suo discorso davanti agli stati generali del PCI, in cui confessa tutti i suoi problemi sentimentali privati, è grandissimo cinema. Ma resta impresso anche Galeazzo Benti nel ruolo, sostanzialmente, di sé stesso, in cui davvero riesce a prendersi in giro e ridicolizzarsi. Finale bellissimo.

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