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La notte dei morti viventi

Regia di George A. Romero vedi scheda film

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La recensione su La notte dei morti viventi

di Mr Rossi
8 stelle

Vecchio film horror americano in bianco e nero realizzato con pochi mezzi ma tante idee allora nuove. Stavolta i mostri non vengono dallo spazio ma è il genere umano disumanizzato e destinato al massacro. Anche i sopravvissuti che eliminano i morti viventi possono essere una minaccia. Visto oggi sembra un remoto incubo allucinante.

   Su questo film hanno già scritto le enciclopedie a puntate ma se ancora oggi qualcuno si stupisce della fama di questo vecchio horror americano in bianco e nero povero di effetti speciali, deve anche considerare il contesto storico in cui è uscito nelle sale. Nel 1968 in America c' era la contestazione contro la guerra in Vietnam e le manifestazioni anche per i diritti civili degli afroamericani, che causarono molte vittime tra le quali Martin Luther King, il portavoce della protesta non violenta per i diritti della sua gente di colore, ucciso da un colpo di fucile sparato da un cecchino bianco. Fatti importanti che sicuramente influenzarono il regista di questo film horror  girato a basso costo con dei mezzi semi amatoriali tipici di quelle opere prime girate da certi registi esordienti. L' atmosfera della campagna quasi deserta del film con il sottofondo di musiche spettrali è oggi ancora inquietantante. La colonna sonora, composta dal regista con la collaborazione di due attori principali del film, è veramente adatta a sottolineare certi momenti, specialmente nelle scene conclusive e nei titoli di coda. Certe sequenze finali ricordano quei filmati di repertorio dalla fotografia in formato 16 mm sgranata in bianco e nero girati dai cinecronisti americani durante la guerra in Vietnam, girate da Romero con la stessa tecnica e formato per ragioni economiche. A chi non piacciono i film di zombi girati da George Andrew Romero oggi possono sembrare più che altro degli incubi di una mente malata sconvolta dall' abuso di bevande alcoliche e sostanze allucinogene.

 

   Il genere horror non era mai stato molto considerato dalla critica, tantomeno da quella americana, che lo considerava spazzatura commerciale da drive-in, buona solo per tenere giovani e coppiette incollati allo schermo e far fare dei soldi facili ai produttori cinematografici e a registi di basso livello. Il genere horror americano aveva già mostrato decine di film che mostravano improbabili invasioni di marziani venuti dallo spazio o orrende creature create in laboratorio, cose che rimandavano alla paura, fomentata dai conservatori, di essere spiati o addirittura invasi dallo spauracchio dell' Unione Sovietica, un nemico che veniva da molto lontano. Gli americani nella loro subcultura popolare hanno sempre avuto bisogno di un nemico. Una volta banditi rapinatori di banche e ladri di bestiame bianchi, ex schiavi negri liberati e poi schiavizzati di nuovo, guerrieri indiani riottosi ad entrare nelle riserve, emigrati stranieri delinquenziali, spie naziste, giapponesi e comuniste e oggi i loro serial-killer e i terroristi kamikaze islamici.

 

  Negli anni sessanta l' opinione pubblica americana era spaventata da una crescita di violenza urbana causata dai violenti scontri fra la polizia e i manifestanti oltre che dalle immagini ancora in parte in bianco e nero di una guerra lontana ritenuta da una parte della popolazione inutile e sbagliata. Tornando all' horror americano, all' epoca era sommerso da altrettante imitazioni a basso costo britanniche ed europee di personaggi già rappresentati più volte sugli schermi americani come il conte Dracula e il mostro di Frankenstein.  Anche i morti viventi si erano già visti al cinema ma si trattava di defunti evocati da malefici stregoni vudù per usarli come assassini ai loro ordini, visibili in pochi film americani degli anni quaranta e in un film inglese a colori del 1966 intitolato in originale "La piaga degli zombies" di John Gilling, uno dei tanti film horror della "Hammer Films", una casa di produzione cinematografica londinese specializzata in mostri fantastici di ogni origine noti o meno.

 

Tutti film horror a tema fantastico e sovrannaturale con ambientazioni esotiche oppure ottocentesche come quello di Gilling, che narra una vicenda di morti di peste resuscitati con dei riti vudù haitiani da un baronetto britannico e dal suo scudiero per usarli come schiavi in una miniera della Cornovaglia. In un contesto così scarso di originalità e di film interessanti la critica e il pubblico americano ed europeo considerarono l' opera prima di Romero una insolita perla di fantasia. Originale fino a un certo punto, dato che anche il più celebre e datato mostro di Frankenstein è un cadavere resuscitato, anche se dotato di una maggiore forza fisica e riportato in vita da uno scienziato pazzo. In Europa il primo film di Romero venne considerato un film innovativo anche negli ambienti dei cinema d' essai. In Italia "La notte dei morti viventi" venne inizialmente distribuito con un falso cognome del regista più americano (sui primi manifesti italiani c' era scritto regia di George Kramer) per evitare che il pubblico lo scambiasse per l' imitazione di un regista spagnolo. L' americano Romero deve il suo cognome latino al padre di origine cubana.

 

   Inutile soffermarsi sull' importanza del cast, composto da sconosciuti attori e attrici dalle facce giuste e da noi ben doppiati ma scelti solo perchè amici del regista, dato che nessuno di loro fece carriera nel mondo del cinema, nonostante l' affermazione di George Romero e gli enormi incassi del suo primo film, pare un totale di diciotto milioni di dollari. Qualcuno come Duane Jones, il coprotagonista nel ruolo del negro Ben, dopo la sua prima e unica esperienza di attore diretto da Romero, interpretò in vita sua pochi ignoti film horror di scarso successo mentre un altro attore principale si suicidò dopo essere diventato fisioterapista. Altri passarono la vita a commemorare la loro partecipazione a questo film, diventato presto un cult del genere horror in patria. Anche nei cast degli altri film di zombi girati da Romero negli anni seguenti con dei costi molto più alti, non ci sono mai stati dei nomi noti tra gli interpreti principali, perchè il regista ha sempre preferito investire i costi di produzione negli effetti speciali e non nella scelta del cast destinato un genere di film che non ha mai interessato le star del momento e sopratutto i grossi produttori di Hollywood, consapevoli del fatto che gli horror-film sono spesso soggetti a tagli di scene troppo violente e a conseguenti divieti ai minori.

 

   Nel filmi morti resuscitano probabilmente a causa di un esperimento spaziale della NASA che ha provocato delle misteriose radiazioni. Un altro aspetto del film notevolmente influenzato dalla realtà dell' epoca della corsa allo spazio tra USA e URSS. Il fatto che gli zombi siano persone qualunque morte di recente e rianimate da istinti bestiali che li spingono a uccidere e divorare i vivi, che colui che guida i sopravvissuti sia un afroamericano e che finisca ucciso e bruciato forse per sbaglio dalla polizia e dai volontari armati bianchi non sono sicuramente delle scelte casuali del regista. Mostrare delle persone di varia estrazione sociale in un contesto catastrofico e claustrofobico non era una novità anche se il pericolo non era spesso di origine fantastica. La definizione delle personalità dei pochi personaggi principali è schematica anche se convincente per l' impegno di tutto il cast:

 

Oltre all' unico uomo di colore che aiuta, difende e guida i sopravvissuti armato di un fucile da cowboy tipo Winchester trovato per caso nella villa abbandonata, ci sono una donna da lui soccorsa in stato di shock dopo essere stata aggredita da uno zombi nel vicino cimitero dove il fratello è rimasto ucciso, una coppia di giovani volonterosi ma poco prudenti e un calvo uomo di mezza età con moglie e la figlia ferita e ricoverata in cantina che oltre a lamentarsi continuamente non muove un dito per nessuno, salvo quando è costretto a collaborare con gli altri per aiutarli a tentare la fuga. E' quest' ultimo il personaggio più negativo e pericoloso nelle situazioni critiche. Faranno tutti una brutta fine, dato che si sono rifugiati in una villa di legno isolata in mezzo alla campagna, dove è facile entrare anche per i deboli morti viventi. Il tipico rifugio delle vittime di altri film horror e thriller americani anche più recenti, con tante grandi finestre di legno e vetro prive di protezione e porte d' ingresso che si buttano giù con una spallata.

 

   La rappresentazione finale che il regista mostra della sua società abbandonata a se stessa in balia di questi mostri è a dir poco desolante e pessimistica e conferma ulteriormente che i peggiori denigratori degli Stati Uniti negli ultimi decenni del novecento non sono stati solo i comunisti e i fascisti europei ma anche molti registi americani di vario genere. Le autorità nazionali militari e di polizia non sono bene rappresentate da questo regista: In questo film sono delle "squadre della morte" dal grilletto facile, in altri dei criminali armati con o senza divisa da militare o da poliziotto. Se fosse stato più "realistico", gli zombi dei film seguenti al primo sarebbero stati tutti annientati in una specie di sport nazionale di massa, considerando la grande quantità di armi da fuoco e proiettili di ogni genere disponibile in America per sparargli in testa, dove uno su tre possiede un fucile o una pistola. In questo e negli altri film seguenti i morti viventi hanno quasi sempre la meglio perchè sono in numero nettamente superiore agli esseri umani. Francamente erano più "credibili"  certi altri vecchi mostri del cinema americano ma già al terzo zombi-film di Romero, girato con più mezzi nella metà degli anni ottanta, quel sottogenere horror aveva esaurito le idee nuove, tanto che i critici della più diffusa rivista di cinema italiana lo definirono "un ributtante repertorio di scene orripilanti" e gli diedero la sufficienza solo perchè girato dall' inventore di quel genere, anche se in quel periodo gli horror americani erano di moda, basti pensare alle interminabili saghe horror di Nightmare Venerdì 13. Infatti dopo il suo terzo film sui morti viventi Romero girò degli horror di tutt' altro genere.

 

   I suoi ultimi zombi-movie ne girò di recente non erano più una novità rispetto ai primi della serie e solo il film "La terra dei morti viventi" venne notato dalla critica e dal pubblico americano più che altro per una evidente metafora negativa del futuro ex presidente miliardario Donald Trump nel personaggio interpretato da Dennis Hopper, uno dei pochi volti noti del cast. Per me poteva fermarsi anche al secondo film sugli zombi, meglio pochi ma buoni. Quando girò altri film horror di soggetto diverso o vagamente simile Romero non ebbe lo stesso successo e vennero spesso dimenticati o meno come nel caso di quel film girato nel 1973 intitolato "La città verrà distrutta all' alba", che mostra la vicenda di un gruppo di sopravvissuti a una epidemia di follia criminale, costretti a difendersi anche dalle squadre armate dei "soccorritori" con licenza di uccidere i sospetti infetti. L' unico film di George Alfred Romero che non parla di zombi ad essere stato rifatto di recente. Infatti pochi o tanti anni dopo, il primo e gli due altri film sui morti viventi del compianto regista americano dal cognome spagnolo diedero origine a una serie di pessime imitazioni anche Made in Italy con effetti speciali penosi, inutili restauri del film in bianco e nero colorato o allungato con delle scene girate ieri, assurde parodie comico-grottesche, mediocri o pessimi rifacimenti a colori più o meno fedeli all' originale e orrende serie televisive per le pay-tv americane, dove il trucco degli zombi ormai putrefatti conta molto di più della storia. 

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