Regia di Giuseppe Tornatore vedi scheda film
Sontuoso adattamento del monologo teatrale “Novecento”. Se è vero che magari il regista siciliano esagera in epica e minutaggio, è altrettanto vero che la critica italiana esagera (come sempre fa con Tornatore) nel rimarcare solo i difetti di un film di qualità dignitosissima.
Partendo dal monologo teatrale “Novecento” di Alessandro Baricco, Giuseppe Tornatore ci mostra la poesia contenuta nella vita e come la bellezza della musica sia in grado di farla emergere. Lo fa attraverso un'iperbole di facile lettura e attraverso immagini che comunque narrano una storia. E qui arrivano i problemi, perché proprio questo rendere l'arte alla portata di tutti (di tanti, quanto meno) risulta imperdonabile nel paese delle caste dove ogni 'mugnaio' -critici cinematografici inlcusi- difende a denti stretti il 'proprio sacco'. E quindi uno degli autori italiani più apprezzati all'estero viene costantemente messo alla berlina da una critica ottusa, 'antica' e parruccona che non ci sta a rischiare di perdere il proprio (mini)feudo. Detto ciò, il film è effettivamente troppo lungo, varie sue parti si potevano scorciare senza che perciò la chiarezza narrativa ne risentisse, e direi anzi che tra i film realizzati da Tornatore sin a quel punto (poi arriverà “Malena”) resta questo l'unico imperfetto. Perfetto è invece Tim Roth nel ruolo di un uomo fuori dal tempo oltre che fuori dal mondo, e tenerissimi sono alcuni momenti, vedi la scena del bacio letteralmente rubato nel dormitorio femminile di terza classe. Nel complesso certamente un film da vedere.
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