Espandi menu
cerca
Ultimo tango a Parigi

Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film

Recensioni

L'autore

passo8mmridotto

passo8mmridotto

Iscritto dal 24 maggio 2016 Vai al suo profilo
  • Seguaci 43
  • Post 9
  • Recensioni 177
  • Playlist 2
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Ultimo tango a Parigi

di passo8mmridotto
8 stelle

Per chi non l'avesse ancora visto, passerà in RAI Movie giovedì 22, alle ore 23. Inutile sottolineare che vale la pena di vederlo.

Immaginate questo film con protagonisti diversi, quali Jean-Louis Trintignan e Dominique Sanda. Sono sicuro che non avrebbe avuto lo strepitoso successo ottenuto con Marlon Brando e Maria Schneider, anche perchè avrebbe debuttato in Francia, e non negli States, dove nella stagione 1972-1973 si piazzò secondo dietro a Il Padrino, anch'esso interpretato da Brando.

Inoltre, nella ricerca degli attori principali, Bertolucci interpellò Jean-Paul Belmondo, che rifiutò sdegnosamente perchè riteneva il soggetto a livello di pornografia. Infine, Alain Delon, al quale l'idea piaceva, ma che voleva essere l'unico produttore dell'opera.

Scampato il pericolo, la scelta cadde su Brando e Schneider, e Bernardo Bertolucci iniziò così il suo calvario. Il film ebbe un grande successo in America, ma quì da noi le cose andarono male sin dall'inizio, ci fu il sequestro durante la proiezione a Milano, denunce per oscenità, cause legali molto simili alla lana caprina, e poi l'autodafè. Lunghi anni di silenzio, durante i quali prosperavano le vendite sottobanco di vhs di pessima qualità, o circolavano copie in altre lingue, ma poco importava, tutti volevano vedere la "scena madre" nella versione integrale.

E finalmente arrivò il giorno della "liberazione", il film inondò le sale cinematografiche italiane, non si sa con quali ritorni di incasso.

Io lo vidi a Cagliari, in prima visione, al cinema Ariston, allora il migliore della città. Eravamo cinque spettatori, due guardarono il film con gli occhiali scuri, per non farsi riconoscere.

Non racconterò il film, la trama è nota, e ho letto tutte le recensioni scritte dagli illustri colleghi della community di Film TV, tutte molto buone e con le quali mi trovo perfettamente in linea.

Sin dall'inizio, appare chiaro l'intento del regista di realizzare un film superiore alla media del periodo, considerato il fatto che specialmente negli states dal 1968 al 1971 era stata prodotta una valanga di film non sempre all'altezza delle aspettative. E non era il caso di bruciare Brandon, anch'egli a metà del guado e con insucessi pari a zero.

Bertolucci ci regala una Parigi di rara bellezza, specialmente nelle albe e nei tramonti, e con gli interni curati nei minimi dettagli.

Anche un ascensore con la porta in ferro battuto riesce a farsi notare mentre Paul (Brando) e Jeanne (Schneider) si amano per la prima volta, per poi finire nell'appartamento vuoto dove si svolge gran parte della storia. Tutto merito della fotografia del nostro grande Vittorio Storaro, se questo film sembra girato ai tempi nostri.

E poi c'è la colonna sonora, le musiche di Gato Barbieri arrangiate e dirette da Oliver Nelson, che sottolineano gli avvenimenti man mano che evolvono verso il tragico finale.

La maschera di Marlon Brando è pressochè perfetta, racchiude lo sgomento per il suicidio di sua moglie, appena avvenuto, riesce a dimostrare interesse per la giovane in procinto di sposarsi, per attuare su di lei la vendetta e il disprezzo per la moglie che lo tradiva con un cliente del piccolo hotel che gestivano insieme.

Disprezzo che si trasforma nella cosidetta "scena madre" della sodomia. Si dice che la scena non fosse nella sceneggiatura, ma sia stata concordata da Brando e Bertolucci all'insaputa della Schneider, per renderla più veritiera.

Che dire della Schneider? Ne bella, ne brava, secondo me. Offuscata da un Marlon Brando che si era veramente preso sul serio.

Tutto sommato, a rivederlo ora il film resiste tenacemente al passare dei decenni. Contiene un erotismo delicato e eccitante, se si esclude la "scena madre" per chi non ama la sodomia. La Schneider è giovanissima, e il suo corpo è piacevole e fresco.

La storia cresce di intensità e di drammaticità, sino all'epilogo tragico, dopo quell'ultimo tango che fa largo alla tristezza e alla solitudine del personaggio Paul, che forse desidera la morte e le va incontro anche per riscattarsi agli occhi della sua vittima, la giovane Jeanne che si era illusa di avere incontrato il vero amore.

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati