Regia di Renzo Arbore vedi scheda film
Tra il geniale e l'amatoriale, Arbore s'inventa regista e riesce a divertire
Arbore viene convocato dal Papa, che vuole affidargli la conduzione della tv vaticana, magari inventando varietà e programmi in grado di attirare fedeli, ormai divenuti freddi e distaccati dal credo, il cui numero si sta pericolosamente assottigliando, insomma una piccola rivoluzione spirituale atta a vivificare la religione cattolica in profondo rosso. Con la sua troupe si reca al Vaticano per incontrare il Papa e proporre il suo programma. Proveranno a boicottarlo sia i Cardinali conservatori, che qualcuno dei suoi. Arbore unico vero innovatore della televisione italiana, talent-scout, strepitoso conduttore, deejay e perfino cantante, qui si si cimenta alla regia; la tecnica lascia a desiderare, per usare un eufemismo, ma il prodotto è assolutamente esilarante; la chiave espressiva adoperata è tipicamente la sua, cioè il “jazz” ovverossia l’ampia libertà dei fantasiosi interpreti di improvvisare; così ci propone questo improbabile pastrocchio di simpatiche trovate. In sostanza un pretesto per portare sul grande schermo gag, giochi di parola, sketch del programma TV, ormai cult “l’altra domenica”; gli attori, o per meglio dire i cabarettisti, sono gli stessi e si cimentano in curiosi e bizzarri siparietti non-sense. Il risultato è un film sgangherato, approssimativo, estemporaneo, demenziale e sorprendentemente geniale, ovviamente non c’è una vera trama, ma solo un allegro e goliardico collage, dal colore kitsch, di numeri artistici a cura dei simpatici protagonisti della banda dell’estrosissimo entertainer Foggiano, che ci regala delle "perle" irresistibili; un patchwork tra il folle e lo sfrontato, realizzato da saltimbanchi, all’epoca in auge. Anche se il prodotto è amatoriale e la sceneggiatura del tutto evanescente, la pellicola è divertente anche dopo quasi 50 anni dalla sua distribuzione. L'accusa di blasfemia vista con gli occhi di oggi appare macroscopicamente ridicola. Molta musica, balletti stravaganti e gustose autocitazioni. I cinefili non se ne abbiano a male, pur non potendosi certamente annoverare tra i capolavori, merita più di una visione, perché c’è tanta ironia e soprattutto coraggio di sperimentare. Tantissimi volti noti, perfino Ruggero Orlando e Martin Scorsese
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