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Dance with Me

Regia di Shinobu Yaguchi vedi scheda film

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La recensione su Dance with Me

di ROTOTOM
8 stelle

La La Dance. Un musical "diegetico" divertente e colorato che riscrive le regole del genere, condito da personaggi bizzarri. Una lieta sorpresa.

Ayaka Miyoshi

Dance with Me (2019): Ayaka Miyoshi

 

Shizuka Suzuki è un’ambiziosa, annoiata e infelice dipendente di una grande società commerciale.
A causa di un trauma infantile odia profondamente i musical e la loro insensatezza ma un giorno, accompagnando in un parco divertimenti la nipotina, viene ipnotizzata per errore da un mago. Così ogni volta che Shizuka sente della musica, il suo grigio mondo diventa un musical colorato nel quale lei non può fare a meno di cantare e ballare trasformando tutta la sua vita, occasioni di lavoro e amorose, in clamorosi disastri. Decide così di intraprendere uno sgangherato road movie con una compagna di viaggio improvvisata alla ricerca del mago da baraccone, l’unico in grado di risvegliarla dall’ipnosi e annullare l’incantesimo.

 

Shinobu Yaguchi ha sempre realizzato storie capaci di regalare divertimento intelligente agli spettatori, grazie alle sue acute rappresentazioni del comportamento umano sospese tra la gioia e la disperazione, risolte sempre con surreale e disincantato sense of humor.

Dance with me strutturato similmente ai lavori precedenti, è una stravagante commedia musicale che riporta ai film musical classici con una valida selezione di brani jazz e hip hop, oltre a originali coreografie di ballo.
Il senso del musical, inteso come film nel quale a un certo punto i protagonisti in barba a qualsiasi verosimiglianza iniziano a cantare e ballare, è il punto di partenza per l’idea di questo film.
E’ un genere che non sempre è amato, proprio per questa incomprensibile stranezza, improvvisa e spiazzante e che altrettanto stranamente coinvolge chiunque partecipi alla scena nel momento in cui la scena di canto e ballo si palesa.


Anche a Shizuka i musical stanno proprio antipatici e come se non bastasse, la sua infanzia è segnata da un trauma legato proprio a un musical nel quale da bambina recitava. Logico che il contrappasso al quale verrà sottoposta sarà proprio l’esatto speculare delle sue idiosincrasie, così da garantire il massimo del risultato in fatto di straniamento e fornirle il pretesto forte per affrontare il road movie in cerca di Mr.Martin (Akira Takarada, novant’anni vissuti con leggerezza, leggenda della saga di Godzilla), il mago da strapazzo che per sbaglio l’ha trasformata, suo malgrado, in un’eroina del musical.
Ma sarà vero? Torniamo per un attimo al musical nella sua essenza: è il genere – cinematografico o teatrale – più completo, si deve cantare, recitare e ballare. Il massimo per un attore che voglia dichiararsi tale,  pieno protagonista del proprio ruolo. La completezza dell’intima natura dell’attore deve per forza di cose confrontarsi con la forza del musical.
Il musical ha poi la caratteristica di mostrare scene di canto e ballo – a differenza del film musicale – nel momento in cui è necessario esprimere i sentimenti. Il sentimento del protagonista è una percezione soggettiva, la musica non è mai diegetica e queste particolarità non sono messe in discussione dall’oggettività della scena.


Quello che è interessante e molto divertente in Dance with me è proprio il ribaltamento degli assiomi che regolano il genere musical. La musica è sempre diegetica e la protagonista non può fare a meno, cosciente, di ballare e cantare. La soggettività del suo momento canterino in questo modo viene messa sempre in discussione dall’oggettività della scena che smonta, smentisce e rivela la vera natura sospesa tra estasi e tragedia della condizione della ragazza (l’esilarante scena del ristorante è paradigmatica del meccanismo che regola il film).
Ma è anche vero che Shizuka non è protagonista della sua vita, come nella normalità non è in grado di rivelare i suoi sentimenti al ragazzo segretamente amato. Ecco quindi che la natura intrinseca del musical, anche se indotto da un pretesto esterno, l’ipnosi, esorcizza il vorrei ma non posso esistenziale della ragazza liberandola, nello stupore di un mondo serioso che fa di tutto per deprimere il talento, da tutte le proprie paure. Nel momento in cui balla e canta, rivela i suoi sentimenti e diventa protagonista della propria vita.  Il percorso che intraprende Shizuka è quindi un road movie alla ricerca di un sé perduto, un viaggio taumaturgico all’interno prima di tutto di se stessa e sorretto da strampalati personaggi, divertenti e disperati da par loro, sottomessi anch’essi alla bizzarra natura del genere musical.

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