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Stéphane, una moglie infedele

Regia di Claude Chabrol vedi scheda film

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La recensione su Stéphane, una moglie infedele

di maghella
9 stelle

 

Stéphane e Charles sono sposati da più di dieci anni, il loro figlio è infatti un ragazzino di circa quell'età. Famiglia benestante, vivono fuori Parigi, in una lussuosa villa in campagna. La famigliola felice fa colazione nel giardino prima di salutare la madre di Charles che si appresta a ripartire dopo una visita di cortesia. Il quadretto della famiglia perfetta viene leggermente incrinato, quando Charles  vede la moglie parlare al telefono con un interlocutore sconosciuto che apparentemente ha sbagliato numero. Basta questa piccola nota stonata a far entrare nella testa del marito innamorato il tarlo del sospetto. Le uscite in città di Stéphane per le commissioni di consuetudine, fanno insospettire Charles che cerca i segnali per confermare i suoi sospetti sul presunto tradimento da parte della moglie. Stéphane e Charles continuano la loro vita perfetta, fatta di cene in casa, giochi con il figlio, serate passate con gli amici in discoteca, ma anche in camera da letto a fare l'amore e a tenersi per mano. Questo quando sono insieme, quando si dividono anche le loro vite lo fanno: Charles continua ad essere il marito innamorato e il padre premuroso, ma Stéphane dove va? Chi vede? Cosa fa? Le domande discrete di Charles alla moglie quando torna dalle sue escursioni in città non lo soddisfano, risultano evasive, poco realistiche. Eppure Stéphane continua, a casa, ad essere la moglie affettuosa di sempre. Charles, da buon assicuratore quale è nella vita professionale, chiede aiuto ad un investigatore privato per avere la prova decisiva sul possibile tradimento della moglie, che puntualmente arriva corredata di foto dell'amante e indirizzo di dove i 2 si incontrano almeno 3 volte alla settimana. Charles mantiene il sangue freddo in casa, ma decide di andare (coincidenza vuole che sia il giorno del compleanno del figlio) a trovare l'amante della moglie. In casa dell'amante, dopo un imbarazzante dialogo tra i 2 uomini, Charles scopre tra i soprammobili della camera da letto un accendisigaro che era stato un regalo di anniversario tra Charles e Stéfhane solo qualche anno indietro. Charles entra nel panico, l'ansia di perdere la moglie lo porta ad uno scoramento tale che quando l'amante di Stéphane gli si avvicina per recargli conforto e aiuto, Charles lo colpisce con una statuetta e lo uccide. Dopo l'omicidio, l'uomo ritrova immediatamente il suo equilibrio, perso solo per i pochi attimi che gli hanno permesso il folle gesto. Pulisce tutto, avvolge il corpo in un lenzuolo, lo carica in macchina. Sul tragitto per arrivare al luogo dell'occultamento, la macchina di Charles subisce un tamponamento, l'uomo riesce a uscire fuori anche da questo contrattempo e a buttare il cadavere in un lago fuori città. Una volta rientrato a casa è in corso la festa di compleanno del figlio, Charles torna ad essere il padre affettuoso, ma la crepa che si era formata solo qualche giorno prima con la scoperta della telefonata della moglie, è diventata sempre più profonda: l'intesa tra Charles e Stéphane è incrinata, offuscata dai troppi segreti e dalle bugie. Passano solo pochi giorni e Stéphane è depressa e preoccupata per la scomparsa del suo amante: perché l'ha lasciata così? Senza una spiegazione, senza motivo? Solo quando verrà interrogata dalla polizia scopre che l'uomo non è solo sparito per lei ma per chiunque, non lasciando traccia di cosa gli sia potuto accadere. Le indagini non tardano a portare i poliziotti sulla giusta strada. Stéphane intanto scopre nelle tasche della giacca del marito la fotografia dell'amante che gli aveva lasciato l'investigatore privato. La moglie comprende immediatamente cosa sia successo, e con aria compiaciuta e complice brucia la fotografia nel giardino che per tanti anni li aveva visti felici e innamorati. Inutilmente e troppo tardi: la polizia arriva per un'ultima visita e arrestare così Charles.

Forse mi sono dilungata nella sinossi, che avrei potuto sintetizzare semplicemente scrivendo: “un marito uccide l'amante della moglie”, ma via via che scrivevo le immagini del film appena visto mi tornavano alla memoria e mi è riuscito difficile non essere descrittiva. Non è la storia ad essere importante in questo film, piuttosto il modo in cui viene raccontata. Come succede nei film di Chabrol, è il linguaggio utilizzato a rendere tutto più intrigante. Il regista francese nel 1969, la data del film, è all'apice del suo estro creativo, pare che riesca a rendere per immagini quello che  solamente con la sceneggiatura non voglia descrivere. La data di uscita del film non l'ho citata casualmente, è un momento storico importante per chi fa cinema, per chi fa il genere che Chabrol predilige: il noir. Hitchcock ha già fatto i suoi migliori film, ha insegnato un nuovo metodo di linguaggio per sottolineare la suspance attraverso i particolari e mettendo sempre lo spettatore su un piano privilegiato, dandogli modo di avere più informazioni rispetto al protagonista del film. Chabrol assorbe come una spugna tutte queste innovazioni, ma è anche un importante esponente della Nouvelle Vague, e aggiunge agli importanti insegnamenti del regista inglese, una nota autoriale e personalissima. Chabrol non si sofferma solo sui primi piani e sui particolari apparentemente insignificanti, ma apre lo sguardo su tutto ciò che circonda i protagonisti e le loro vite, descrivendoli così più ansiosi e creando allo spettatore quel senso di smarrimento e di inquietudine dovuti proprio alla mancanza di punti di riferimento ben precisi. Chabrol riesce a creare con la macchina da presa un continuo giramento di testa, un senso di mancamento in cui non esistono appigli a cui aggrapparsi. Il personaggio di Stéphane appare sempre sfuocata e sfuggente agli occhi di Charles e di noi che la guardiamo. C'è sempre una lontananza formale tra i 2 coniugi che non riescono ad accorciare, nonostante si continuino a chiedere se si amino e quanto. Charles non riesce mai a raggiungere la moglie nel suo profondo, non la comprende, non capisce mai cosa le passi effettivamente per la testa, quello che i 2 hanno creato negli anni è un matrimonio di apparenze formali, comode e lussuose, ma che rimangono superficiali. Charles lo capisce quando vede nella camera dell'amante il regalo per il loro anniversario di nozze. Un simbolo ben chiaro: la moglie è pronta a lasciare tutto pur di vivere una banale storia di sesso, senza nessun significato. Tutta la sua vita pare racchiusa in un oggetto di dubbio gusto, al quale l'amante pare non dare importanza, e che in quel momento invece decide le sorti delle vite dei protagonisti. Chabrol decide di rinchiudere in un oggetto insignificante il senso della vita per Charles, ma è utilizzando gli spazi aperti che riuscirà a descrivere al meglio gli stati d'animo dei 2 consorti.

La sequenza finale è tra le più belle del film: il giardino, Charles con i poliziotti che guarda Stéphane e il figlio in lontananza. Uno zoom avvicina moglie e figlio allo sguardo di Charles che per magia diventa il nostro, le 2 figure rimangono lontane nello spazio, ma si avvicinano come in una fotografia ingrandita, finalmente moglie e marito hanno ritrovato la loro intesa, il loro spazio ottimale dove potersi dire “ti amo” senza più mentire.

Inutile dire che Stéphane è la musa ispiratrice nonché moglie di Chabrol, Stéphane Audran, che nella versione originale francese si chiama Hélene. Perfetta, come sempre, nel ruolo pensato e creato appositamente per lei. 

 

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