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Il varco

Regia di Federico Ferrone, Michele Manzolini vedi scheda film

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giov03

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La recensione su Il varco

di giov03
9 stelle

Uscito lo scorso Ottobre e presentato all'ultimo Festival del Cinema di Venezia nella sezione "sconfini" questo lavoro si presenta come qualcosa di innovativo dal punto di vista del genere cinematografico, nato da una produzione Kiné in associazione con l'Istituto Luce e l'archivio di filmati amatoriali Home Movies questo lavoro si presenta come un ibrido a metà tra il documentario e l'opera di finzione, una costruzione articolata ed omogenea di immagini amatoriali e recenti, luoghi ricchi di simbolismi e sensazioni sonore stranianti, che trovano nei registi Michele Manzolini e Federico Ferrone la giusta amalgama per un lavoro complesso.

Siamo nei primi anni della Seconda Guerra Mondiale tra il 1941 e '42, un treno attraversa i confini italiani diretto verso Est, è l'armata italiana che parte per il fronte russo con grande entusiasmo, forte dei successi dell'esercito tedesco. Tra i tanti soldati però c'è un reduce della campagna d'Africa, già saturo degli orrori della guerra e permeato dalla disillusione, dopo il congedo viene richiamato per la sua capacità di parlare il russo, lingua della madre, una lingua che ritorna attraverso l'evocazione di vecchie fiabe di Aleksandr Afanas’ev, che si materializzano lungo la vicenda.
Un viaggio che appare in tutta la sua quotidianità e che passo dopo passo dissipa gli entusiasmi e trova solo l'entrata in un abisso sconfinato dove ogni desiderio trionfalistico si spegne per lasciare posto solo al primordiale desiderio di casa e famiglia.

Pur essendo realizzato in gran parte con filmati d'archivio, "Il Varco" si presenta come un'opera di finzione che usa i materiali per realizzare una storia nuova, trasformando tanti punti di vista individuali in uno solo, un aspetto questo che lo allontana ulteriormente dalla classica visione d'insieme del documentario di guerra e lo cala in una dimensione soggettiva vibrante che permette di vivere l'esperienza della guerra in modo più intimo. Proprio quest'aspetto all'avviso di chi scrive, costituisce la novità più rilevante di questo lavoro, che si serve anche dei diari dei reduci: Guido Balzani, Remo Canetta, Enrico Chierici, Adolfo Franzini, Nuto Rebelli e il più celebre Mario Rigoni Stern. Contributi che sono stati poi rielaborati insieme a Wu Ming2, co-autore della sceneggiatura, in un'operazione di scrittura dal movimento altalenante dove il testo iniziale non ha avuto immagini plasmate ad hoc ma ha dovuto confrontarsi con le immagini ritrovate negli archivi e trovare di volta in volta un filo conduttore.

Tutto il percorso ha il sapore del road movie ed è accompagnato dalla voce narrante di Emidio Clementi dei Massimo Volume e dalle musiche del sound designer Simonluca Lautempergher che contribuisce ad amalgamare immagini altrimenti mute e ad animare di inquietanti presagi il cammino della compagine italiana di Russia.
Un'opera che usa quasi interamente materiale girato in modo amatoriale da soldati presenti durante la campagna, in particolare dagli archivi di Guglielmo Baldassini, Enrico Chierici, Adolfo Franzini e Giuseppe Vecchi, materiale che ha richiesto circa due anni di lavoro nella ricerca e selezione e da cui spesso colpisce una certa qualità delle riprese realizzate da mani esperte. Pochi sono invece i materiali girati ex-novo dai due autori proprio in Ucraina, con un tono talmente desaturato da renderlo organico con le altre immagini. Il loro uso crea in vari momenti un ponte con l'attuale conflitto in Ucraina, negli stessi luoghi del girato, a creare una continuità nella narrazione ed a rendere più che mai attuale il messaggio di quest'opera che mostra come l'orrore della guerra sia ancora tragicamente vitale.

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