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Mona Lisa and the Blood Moon

Regia di Ana Lily Amirpour vedi scheda film

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La recensione su Mona Lisa and the Blood Moon

di port cros
4 stelle

78ma MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA – IN CONCORSO

 

Jong-seo Jun

Mona Lisa and the Blood Moon (2021): Jong-seo Jun

 

Mona Lisa è un'asiatica folle rinchiusa in un ospedale psichiatrico che sviluppa improvvisamente poteri paranormali che le consentono di comandare mentalmente il corpo altrui. Utilizzata la nuova capacità per fuggire dal sanatorio, vaga per New Orleans incontrando personaggi del sottobosco locale, prima un DJ di strada da cui si fa dare la t-shirt per smollare finalmente la camicia di forza, poi una spogliarellista e mamma single (Kate Hudson), che diviene sua partner in crime, coinvolgendola in sottrazioni improprie di denaro, prima ai suoi allupati clienti, poi a malcapitati che ritirano il loro denaro ai bancomat.

 

 

Il terzo lungometraggio della regista inglese di origini iraniane Ana Lily Amirpour, come il suo esordio A Girl Walks Home Alone at Night è incentrato sulle peregrinazioni, principalmente notturne, di una ragazza-mostro bandita dalla società “normale”, vampira nel primo film, pazza fuorilegge in questo. E come nel primo film (il secondo non lo cito semplicemente perché non l'ho visto) alla regista piace immergerci in misteriose atmosfere quasi-horror, inquietanti più che spaventose.

 

Kate Hudson

Mona Lisa and the Blood Moon (2021): Kate Hudson

 

Cominciamo dai lati positivi: efficaci sono le musiche pulsanti, tra cui capita di ascoltare il nostro classico Estate di Bruno Martino, remixata e cantata con pesante accento yankee, e una Kate Hudosn che si trasforma al punto che alla prima inquadratura in cui appare l'avevo presa per Jennifer Lopez.

Purtroppo la bella colonna sonora accompagna scene non particolarmente incisive né originali ed il tentativo di creazione di un'atmosfera di mistero ed inquietudine non compensa una sceneggiatura traballante che soffre di scarsa compattezza, per cui il film, come la sua protagonista, sembra spesso divagare senza una meta o direzione ben precisa. Se Amirpour voleva fare un apologo sulla condizione sociale degli esclusi e dei diversi attraverso un filtro femminista, purtroppo le buone intenzioni non compensano la mancanza di focus. Anche il ruolo crescente assunto verso il finale dal figlio preadolescente un po' emarginato e bullizzato della spogliarellista lascia il tempo che trova, trattandosi di un personaggio già visto e scontato nella sua naturale alleanza con l'outcast Mona Lisa (per tacere dell'inverosimiglianza finale in cui, dopo aver mentito sull'identità della donna, viene ciecamente creduto dalla polizia quando rivela il volo che questa avrebbe preso). Pure l'attrice protagonista coreana Jun Jong Seo non sembra particolarmente in parte ed infatti la Hudson se la mangia in un boccone.

 

 

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