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The Hunt

Regia di Craig Zobel vedi scheda film

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La recensione su The Hunt

di karugnin
6 stelle



Decisamente imparafrasabile per chi non addentro alle devastate profondità socio-politiche statunitensi degli ultimi anni, il film evento americano del 2020, dalla concomitante distribuzione col virus del secolo, che ovviamente ne ritarderà echi e incassi, non lascerà scampo all’europeo medio nel rimanere sospeso nell’incertezza su ciò che ha visto. 

La vicenda parte con spettacolare, godibilissimo impatto: un incipit che metteremo da parte per successivo recupero e poi via, come un “Cube” all’aria aperta, in cui non si capisce chi siano i buoni, forse perchè sono tutti cattivi, e dove nemmeno l’Arkansas è davvero l’Arkansas. 

Dalla presa in carico della conduzione da parte della protagonista Crystal (Betty Gilpin), versione in carne e ossa della figlia di Barbie e G.I.Joe, la storia svela via via la propria natura allegorica: il Manor-Gate è il nuovo mortal-reality, molto più probabilmente solo l’ennesimo Whatever (Vattelapesca)-Gate.

Due fazioni innaturalmente al 100% caucasiche, l’ultimo grido nell’antinomìa del politically correct applicato alla satira politically uncorrect. 

Due schieramenti parossisticamente stereotipati: redneck, veterans, cacciatori e timorati di dio contro la grande famiglia dei radical chic, ricchi, ricchissimi, praticamente sfondati, irrorati dal complesso trendy del White Guilt. 

Il paradosso è quello della teoria cospirazionista che si realizza nel tentativo di essere smentita.

Tra Esopo, cinicamente rielaborato, e l’incerta personificazione del maiale Snowball, che perde completamente il connotato trotskista di Orwell, trasformandosi in un più ammerigano idealista social-capitalista, le cartucce dell’allegoria (solo quelle, eh) si esauriscono però rapidamente. 

La narrazione si costringe così a rimanere aggrappata al poco solido appiglio del fighting movie, sfracellandosi inevitabilmente in un insopportabile, pleonastico duello casalingo femminile all’ultimo sangue (in un modo o nell’altro, le donne finiscono sempre in cucina...), una stonatissima Tarantinata pre-finale che, pur costituendo l’unica nota davvero negativa, è di tale spropositata dirompenza da segnare indelebilmente il film tutto.

O forse è solo un modo per dire: “abbiamo scherzato”.

 

 

 

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