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Il commissario Lo Gatto

Regia di Dino Risi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il commissario Lo Gatto

di cherubino
8 stelle

IL COMMISSARIO LO GATTO (1986)

 

Lino Banfi è da tempo il popolarissimo "Nonno Libero" della Televisione, in cui continuano a imperversare in seconda serata, evidentemente seguiti da un folto pubblico, i film comici "scollacciati" - una miriade - da lui portati al successo 30/40 anni fa. Dunque, lo conoscono tutti. 

Non è più giovane (l'anno prossimo compirà ottant'anni) e ultimamente suoi nuovi film ne sono usciti pochi. 

Ma ormai è riconosciuto come ottimo attore, senza che sia indispensabile aggiungere "comico".

 

Ebbene, credo che per lui la "svolta" (1) sia stato proprio questo film, in cui è stato diretto, unica volta, da un regista, Dino Risi, che, nel campo della commedia, se non il più grande è certo stato uno dei primissimi. Di questo film curò, con altri, anche soggetto e sceneggiatura, cuciti addosso a Banfi molto abilmente, conciliando, con lo schema dell'investigazione poliziesca in una località di villeggiatura marina, i nudi femminili cui era abituato il suo pubblico con obiettivi di satira sociale anche piuttosto coraggiosa.

 

Il commissario Natale Lo Gatto, un ispettor Clouzot nostrano per quanto riguarda le gaffes spicciole, cade anche in due gaffes troppo grosse per essergli perdonate.

La prima all'inizio del film, chiedendo un alibi a Papa Woytila per un assassinio in Vaticano (da cui trasferimento punitivo all' Isola di Favignana). 

La seconda (alla fine) per aver salvato i "sette grandi", al G7, gettandoli in piscina (ma non era la canna di un kalashnikov a minacciarli bensì quella di un innocuo aspirapolvere): il nuovo Presidente del Consiglio Andreotti pone fine alla sua breve agognata funzione di Vicequestore a Milano (ottenuta "come ringraziamento del paese... e della DC") con una nuova promozione a Questore, però in una non precisata ma assai pericolosa città sicula.(2)

 

Ma dove sta il coraggio? Signori, in mezzo c'è tutta l'indagine a Favignana, svolta dal commissario con l'aiuto del fido agente Gino Gridelli (Maurizio Ferrini, molto simpatico; e il suo accento romagnolo è splendido) e purtroppo per lui anche con la "collaborazione" del giornalista dell'Eco di Trapani Vito Ragusa (un impagabile Maurizio Micheli dal piede equino "di famiglia") che con un trucco verrà a conoscenza della verità: la presunta vittima era tornata viva e vegeta da una settimana di vacanza con Bettino Craxi su una nave della Marina Militare Italiana. Scandalo, caduta del governo e Giulio Andreotti al suo posto.

Tutto questo, nel film, con nomi e cognomi, nel 1986, con Craxi primo ministro in carica!!! E una sua scappatella non era certo inverosimile... (3)

 

Altri personaggi di rilievo nel film, le tre sorelle Patanè, che gestiscono "molto familiarmente" l'unico albergo, tutti i sospettati del presunto assassinio (fra i quali molte belle donne) e la presunta vittima Wilma Cerutti, interpretata dall'avvenente Isabel Russimova.

 

Un altro attore che mi ha fatto piacere rivedere è, nella parte del barone Fricò, uno dei sospettati, Galeazzo Benti, che spero ricordiate almeno per averlo visto in qualche film di Totò.

 

Voto: Indubbiamente positivo, propendo per le quattro stelle e vedrete, col tempo, che stavolta non avrò avuto torto.

 

Post scriptum: 

Scusate, era talmente scontato che non l'ho mai detto: ovviamente si ride, come in tutti i film di Banfi tradizionali, forse anche di più, per merito di due ottime "spalle".  E di Dino Risi, naturalmente

 

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(1)

Wikipedia riporta come giudizio della critica queste parole:

"Negli anni settanta e ottanta Banfi veniva considerato poco più che un caratterista, seppur di alto livello e di molta fama.

Più avanti però si è ritenuto di avvicinare Banfi alla caratura di un attore o, meglio, artista della commedia, poichè, a tutti gli effetti, egli ha inventato di sana pianta un genere, un personaggio, dei modi e una intera situazione socio-culturale tipica di una grossa fetta d'Italia, in maniera molto simile a quello che fece Alberto Sordi negli anni cinquanta e sessanta."

Ritengo che questo ripensamento sul valore della filmografia, anche pregressa, di Lino Banfi "commediante" sia stato fortemente influenzato dall'attenzione prestatagli da Dino Risi con la realizzazione di questo film (e mi sembra anche d'aver letto qualcosa in questo senso). 

Credo comunque che il giudizio qui citato risalga a non pochi anni fa, sia anteriore cioè alle sue ultime ottime prove anche drammatiche, specie in film per la tv; suona ai miei orecchi infatti ancor riduttiva rispetto alle poche parole da me usate. "Un ottimo attore", punto.

Che fosse un grande comico da tanto tempo lo aveva già capito il pubblico che, su questo, difficilmente sbaglia. 

(2)

Sia la voce di Woytila sia quella di Andreotti sono di un giovane imitatore: Fabio Fazio.

(3)

Il governo "Craxi 1" durò dal 1983 al 1° agosto 1986; "Craxi 2" da quella data alla primavera del 1987. 

Poi, davvero, secondo patti precedentemente intercorsi trattandosi di governi di coalizione, di nuovo un democristiano primo ministro: ma fu Fanfani, non Andreotti. 

     

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