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Run

Regia di Aneesh Chaganty vedi scheda film

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La recensione su Run

di CineNihilist
8 stelle

Attendevo da molto il recupero di "Run" di Aneesh Chaganty visto che apprezzai molto la mia "visione alla cieca" in sala della sua opera prima "Searching" su cui ero particolarmente scettico inizialmente, ma che invece mi sorprese molto per come rivoluzionasse l'iper abusata tecnica del mockumentary nel contemporaneo cinema digitale. Le recensioni positive degli influencer del web per una volta avevano fatto centro e così la seconda opera "Run" non potevo perdermela visto che stranamente la persi al cinema nel 2021.

 

Aneesh Chaganty, John Cho

Searching (2018): Aneesh Chaganty, John Cho

John Cho

Searching (2018): John Cho

 

Aneesh Chaganty licenziandosi da Google e reinventandosi come regista, sbarcò dunque ad Hollywood nel 2018 con un thriller mockumentary tutto ambientato su uno schermo di un computer (e altri device annessi come smartphone/tablet/webcam) riscrivendo il genere del falso documentario ormai in perenne crisi d’identità. 

Attraverso quindi l'ausilio di sole inquadrature “digitali” e un montaggio certosino riuscì a mettere in scena un rinfrescante thriller tesissimo, iper sensoriale ed emozionale, in cui si indagava profondamente il rapporto padre e figlia nell'era dei social e del mare digitale opprimente che spersonalizza ed isola gli individui più che a connetterli veramente. 

 

locandina

Searching (2018): locandina

 

Dopo il folgorante esordio con “Searching” il regista indo-americano, come il suo omologo collega M. Night Shyamalan, in "Run" ritorna dietro la macchina da presa riconfermandosi un eccellente regista di thriller, uscendo brutalmente dalla comfort zone "digitale" di reminiscenza dal suo passato lavoro a Google, decidendo così di abbracciare totalmente il cinema “analogico” classico hitchcockiano per ritornare sulle tematiche famigliari a lui molto care.

Se in "Searching" si indagava il rapporto padre e figlia attraverso il mondo del web, in "Run" il filtro digitale viene completamente abbandonato per inseguire una storia profondamente analogica sia nella sceneggiatura che nella regia, in cui dalla paternità problematica si passa alla maternità problematica, dove però Aneesh Chaganty non vuole abbandonare totalmente le atmosfere claustrofobiche della sua opera precedente, anzi, ma a mutare le stesse in una catartica lotta per la sopravvivenza tra madre e figlia prevalentemente in spazi chiusi, che riflette la natura del loro rapporto sia nel bene che nel male.

 

Sarah Paulson, Kiera Allen

Run (2020): Sarah Paulson, Kiera Allen

 

In questo caso il conflitto familiare infatti non è più a distanza come in “Searching”, e dunque ricostruito attraverso le briciole disseminate nel web filtrate da un monitor di un PC, ma tutto costruito minuziosamente all’interno di una casa dove la prossimità dei due corpi femminili è molto più vicino, viscerale, morboso, claustrofobico, e che serve tanto a contenere i costi di produzione della pellicola quanto a sottolineare drammaturgicamente lo sviluppo di uno sconvolgimento esistenziale famigliare atto a riflettere quanto un’ossessiva vicinanza porti ad un’incredibile lontananza, tanto da portare la figlia disabile a scappare (da qui il titolo “Run”) dal nido familiare a differenza della ritrovata vicinanza padre e figlia dopo l’agognata ricerca (“Searching”) del lungometraggio precedente.

La simultanea rottura e continuità tra i due film di Aneesh Chaganty è dunque molto affascinante, perché in “Searching” il regista indo-americano sottolinea come una cronica distanza tra due famigliari fagocitata anche dalla Rete possa portare a gravi ripercussioni psicologiche con conseguenze devastanti, mentre in “Run”, invece, un’esasperata vicinanza domestica tra una madre iperprotettiva e una figlia in sedia a rotelle immerse in un contesto privo del World Wide Web, può ugualmente produrre una rottura anche “fisica” del rapporto familiare, soprattutto se quest’ultimo si trasforma in una caccia all’uomo nel momento in cui l’esistenzialismo della figlia viene messo profondamente in discussione quando viene disvelato il velo di Maya sulla “madre matrigna”.

Il percorso opposto di “Run” rispetto a “Searching” è quindi ricercare la distanza invece che la vicinanza del rapporto famigliare, in cui l'ingegno per "risolvere" lo sconvolgimento dello status quo stavolta non risiede quindi nella Rete come in "Searching" visto che la connessione a Internet è completamente assente nella claustrofobica ambientazione casalinga del film, ma nella pura scienza "scolastica" appresa nella prigione dorata e nella disabilità della figlia protagonista che tramuterà la sua debolezza in forza. 

 

Kiera Allen

Run (2020): Kiera Allen

Sarah Paulson, Kiera Allen

Run (2020): Sarah Paulson, Kiera Allen

Kiera Allen

Run (2020): Kiera Allen

 

"Run" è quindi un signor thriller da lasciare col fiato sospeso in quanto profondamente influenzato dagli stilemi della tensione hitchcockiana, che vengono traslati però nel contesto contemporaneo di "Run" diventando così unico nel suo genere, dove vecchia e nuova scuola si fondono insieme per aiutare un esordiente come Aneesh Chaganty a brillare come regista della tensione e della critica sociale centrata sul singolo individuo, che non deve mai abbandonare i suoi principi e i suoi attributi che lo rendono un autentico essere umano, pena diventare l'ombra di sé stesso.

Run” può essere visto metacinematograficamente anche come una sorta di rito di passaggio per il giovane autore indo-americano, che uscendo prepotentemente dagli schermi digitali che avevano caratterizzato la sua carriera lavorativa, ora si ritrova completamente nel mondo analogico della Settima Arte che può offrirgli nuovi strumenti per esprimere il suo estro creativo, che si spera si sviluppi in una poetica definita ed affascinante che possa trascendere il genere stesso e crearsene uno tutto suo.

 

Kiera Allen, Aneesh Chaganty

Run (2020): Kiera Allen, Aneesh Chaganty

Aneesh Chaganty, Kiera Allen

Run (2020): Aneesh Chaganty, Kiera Allen

 

Insomma, per i cinefili questo è un altro thriller imperdibile che nei suoi temi triti e ritriti in realtà ridona linfa vitale al Cinema della tensione e dell'orrore americano, perché pur non essendoci mostri o presenze demoniache, Aneesh Chaganty ci ricorda che l'orrore si nasconde in ognuno di noi, nel nostro quotidiano e anche nelle persone che noi crediamo più vicine. 

"Run" è un puro film di liberazione sensoriale proprio come lo era "Searching". Da acquistare a scatola chiusa in una bella edizione Blu-ray degna di questo nome come ha fatto il sottoscritto.

 

Voto 8.5

 

P.S.: Interessante la presenza dell’attrice Sarah Paulson che passa dal thriller-horror “Glass” di Shyamalan al thriller claustrofobico “Run” di Chaganty regalando un’interpretazione nettamente migliore nel secondo film: l’allievo ha superato il maestro? Ai posteri l’ardua sentenza. 

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