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Phenomena

Regia di Dario Argento vedi scheda film

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La recensione su Phenomena

di scapigliato
8 stelle

I tempi cambiano, e Argento apporta le prime novità stilistiche alla sua produzione. Come appunto ci fa notare il Pugliese, lo stile da lungo clip è un'esigenza dei tempi, che infatti scoprono il video musicale, e quindi una nuova ed efficace alchimia tra immagine, suono e narrazione. Come in "Suspiria", il regista tratteggia la storia, gli spazi e i tempi come in un incubo, più che come in un sogno. La dimensione onirica, tanto cara a Mario Bava ed evidentissima in "Operazione Paura" e in "Lisa e il Diavolo", è anche la costante di questo pregevole film argentiano. Non c'è un vero e proprio senso realistico negli intrecci, nei luogi, e nei tempi del film. Tutto è un grosso puzzle di immagini, sensazioni, istanti: insomma vere e proprie istantanee emozionali nostre personali in chiave horror.
"Phenomena" è una favola nera, e i contorni appunto sfilacciati da sogno, ne sono la prova. La distruzione del corpo, che per il Pugliese è il senso del cinema di Argento, è in crescendo. Dalla prima all'ultima morte assistiamo a una crescita folle sia di ritmo che di bodycount. E tutto stona. Tutto stona: la bella e casearia svizzera, gli animali e i cottage da Hansel e Gretel, la musica metal che distorce, la tranquillità delle strade, ecc... Tutto è il contrario di tutto in "Phenomena", un po' come quando Agatha Christie metteva un cadavere nella pulita campagna inglese. E tutto questo "tutto" è legato tra sè dagli sfilacciati e onirici fili dell'incubo che confermano il tentativo argentiano di penetrare l'impenetrabile. Dopotutto Jennifer s'avventura nei pericoli da sonnambula, come se solo esclusivamente una condizione "altra", in questo caso da sonnambula, ma poteva anche essere l'effetto di una droga o dell'alcol, potesse portarci in una dimensione nascosta del nostro sub-conscio. Una dimensione intima e segreta che forse ci fa pure paura, e la rimuoviamo. Bello il cinema di Dario Argento con tutti questi specchi e vetri che si rompono in continuazione, a conferma del gioco di specchi della vita che si rompono immacabilmente intorno all'uomo e alla sua inquietudine moderna.

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