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La commare secca

Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La commare secca

di sasso67
8 stelle

Qualche giorno fa, guardando Piccolo Buddha, mi domandavo come sia stato possibile, per Bertolucci, arrivare ad un film algido, iperprofessionale, indubitabilmente mainstream (il buddismo, Seattle...) partendo da premesse pasoliniane come questo suo film d'esordio. Poi uno si va a leggere (nel Castoro sul regista parmigiano, p. 20) quello che lo stesso Bertolucci dichiara a proposito del film e cioè che sapeva fin dall'inizio che La commare secca «sarebbe stato giudicato un film pasoliniano», ma che pensava e pensa ancora oggi «a distanza di tanti anni, che la tensione che tiene unito il film è uno sforzo stilistico di differenziazione da Pasolini». Ecco il filo rosso: Bertolucci si differenzia da Pasolini nel primo film e piano piano arriva a Seattle e a Katmandu. Per buttarla in burletta, si potrebbe dire che ha fatto un po' come quei giovani militanti di Lotta Continua che sono finiti in Forza Italia o a scrivere per i giornali di Berlusconi. Ma Bertolucci chiarisce meglio il suo pensiero sul suo primo film (sempre il Castoro, pp. 20-21): «In questo è pasoliniano: in quanto proprio il suo contrario». Parafrasando, si potrebbe riformulare una celebre frase che ormai fa parte della storia stessa del cinema, cioè in questo Buñuel è cristiano, proprio in quanto ateo.
Certo, per aggiungere ai paradossi bertolucciani qualche concetto lapalissiano, direi che sicuramente Pasolini è Pasolini, Bertolucci è Bertolucci e Sergio Citti è Sergio Citti, così come Akira Kurosawa è Akira Kurosawa. Ma probabilmente non è una bestemmia affermare che La commare secca è una variazione sulle tematiche pasoliniane, che tengono conto sia di Accattone che di Rashomon, laddove Bertolucci racconta una storia continuamente sfrangiata e cangiante a seconda del narratore e dove il "giallo" in sé conta sempre meno, poiché il riflettore, come la lampada del commissariato, è puntato su questi piccoli malfattori in cerca di qualche soldo per sbarcare il lunario, per offrire un pranzo alle fidanzatine, per mettersi in tasca qualche soldo (i primi tre delinquentelli riusciranno a rubare soltanto due pere e uno di loro finirà annegato nel Tevere, in una sequenza pasolinianissima), per abbordare le ragazze - come il soldatino calabrese - o per derubare una prostituta. L'assassino sarà arrestato mentre balla in una baracca sul lungofiume, dimostrando una coscienza del delitto commesso pari allo zero. L'omicida viene peraltro indicato ai poliziotti da un omosessuale (che aveva assistito all'omicidio della prostituta) che nella sagoma mi ha ricordato (ma solo a me?) proprio il regista di Accattone e Mamma Roma.

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